Pubblicato il 01/09/2014 13:14:46
Ghiannis Ritsos
Restaurazione
Non amava affatto gli uccelli, i fiori, gli alberi diventati simboli di idee, utilizzati allo stesso modo da schieramenti opposti. Lui tentava di riportarli al loro fondamento naturale. Le colombe, per esempio, non emblema di un'infinità di convegni, ma begli uccelli erotici, dal passo lento, che continuano a baciarsi becco a becco nel mio cortile e mi riempiono le mattonelle di escrementi e piume (mi piacciono così); o, al massimo, piccoli postini che portano al di sopra delle pallottole le lettere dei bambini poveri a Dio, in cui gli chiedono scarpe e quaderni e un po' di caramelle. I gigli non emblemi di purezza, ma piante profumate e sensuali, dai petali spalancati che mostrano gli stami eretti con i pollini d'oro. E l'ulivo, non premio di vittoria o di pace ma genitore fruttifero che dà il buon olio per le nostre pietanze e per la lucerna, per gli arrossamenti del neonato e il ginocchio ferito del bambino irrequieto e disobbediente, e ancora per il modesto lume della Madonna. E io – disse – nient'affatto mito, eroe o dio, ma semplice operaio al pari di te, di te e dell'altro – proletario dell'arte innamorato sempre degli alberi, degli uccelli, degli animali e degli uomini, innamorato soprattutto della bellezza dei pensieri puliti e della bellezza dei corpi giovanili – un operaio che scrive, scrive incessantemente su tutti e tutto e ha un nome breve e facile a pronunciarsi: Ghiannis Ritsos.
Traduzione di Nicola Crocetti
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