Pubblicato il 04/04/2020 11:21:06
Il nostro Santo padre, ogni mattina alle sette dice messa in diretta Tv. Chi ha lavorato e avuto famiglia, specialmente se donna, lo sa: si mette la sveglia alle sei, per andare al lavoro, quando non ci sveglia uno dei piccoli di casa. In tanti oggi lo fanno per portare avanti l’essenziale alla sopravvivenza, particolarmente medici e sanitari. Tuttavia, oggi, con la vita quotidiana sconvolta dal virus, per chi non esce da casa da settimane, si è oramai rotto il ritmo “sonno - veglia”, quindi “le sette del mattino” possono apparire come “un’alba giunta troppo presto.” Però c’è lui: “Il Pontefice, che dice messa in diretta TV.” Occorre esse svegli per seguirlo. Credo che nessuno prima di lui l’abbia fatto. Sono molte le cose che questo Papa Francesco sta facendo, mai fatte prima, a cominciare dall’essere in “compresenza”, lui, Jorge Mario Bergoglio, il regnante, con Joseph Ratzinger, il papa Emerito. Non penso proprio che per il nostro Francesco sia stato e sia una vita facile. A cominciare con il fatto che soltanto Dio, dall’altro, potrà avere deciso chi dei due rappresenti il suo “Pietro in terra”, I complottisti suggeriscono persino che le dimissioni di Benedetto XVI non siano mai state valide. Benedetto XVI, dalla rinuncia al soglio di Pietro in poi, da una parte asserisce che “il Papa sia uno”, ossia Francesco e dall’altra con le sue "rotture del silenzio”, di tanto in tanto sembra contrastare le argomentazioni "bergogliane". Infine: non credo che la vita di Papa Francesco sia la più facile anche in tempi normali, figuriamoci come deve sentirsi adesso che il suo “gregge” non è più sotto le sue finestre, ad ascoltare le sue parole, piuttosto, costretto in casa dal virus, oppure sui luoghi di lavoro, a svolgere i compiti necessari per la sopravvivenza dei cittadini italiani. Vero è che il Papa Bergoglio non vive laddove si affaccia sulla Piazza San Pietro e dove gli altri Papi hanno vissuto prima di lui: abita a “Casa Santa Marta”. Lo ha deciso da subito, lasciando certamente esterrefatto il suo seguito, nel corso della sua prima udienza giubilare nel gennaio 2016. Vive a due passi da piazza San Pietro entrando dall’Arco delle Campane, sulla sinistra della Basilica. Quando fu eletto gli chiesero dove volesse la sua stanza da letto e lo studio, dando per scotano che si fermasse al terzo piano del Palazzo Apostolico, dove da decenni avevano abitato i suoi predecessori. Però lui chiese di essere sistemato “All’albergo vaticano, dove sono stato ospite, durante l’ultimo Conclave.” E fu così collocato a palazzo Santa Marta. Quando l’osservo dire messa con tanta semplicità e attenzione, mi rendo conto che lui compie quel rito con la convinzione assoluta che abbia il suo magico effetto religioso anche sotto la telecamera (che non vediamo), e passando in rete come un qualsiasi prodotto multimediale. Così come precisa che quanti non hanno potuto prendere l’ostia consacrata dal vivo, possono fare una comunione spirituale e prenderla con l’anima. In pratica, ha ragione: la fede resta la stessa, basta crederci. Pare poco. Oggi sono molti i credenti che credono un po’ alla leggera. Certamente è facile essere Cristiani “a momenti e con comodo”, viene fatto di pensare (ed è un errore), che la Fede sia oramai un fatto scontato, non certo da difendere come i Cristiani al tempo di Nerone. Tuttavia dimenticando due cose, la prima che ci sono 300 milioni di cristiani perseguitati in oltre venti paesi del mondo, sopratutto Africa e Asia, la seconda che altri convinti assertori di fedi diverse dalla nostra, la minacciano costantemente. Questi pensieri e la necessità di essere vicino al nostro Papa, che cerca disperatamente di esserci vicino, fanno sì che il mattino, ore sette, di questo momento difficile per l’intero mondo, io senta la necessità di seguire il nostro “Pietro”, mentre dice la messa e prega per tutti gli esseri umani della terra, in primo luogo, penso, per tutta quella popolazione che sta affrontando la pandemia (poniamo l’India e l’Africa), senza i mezzi della medicina moderna, senza ausili economici, senza medici. Per non parlare dei paesi che la vivono assieme alla guerra, come la Siria e la Libia, laddove le parti in conflitto usano l’emergenza Coronavirus per rafforzare posizioni sul terreno o per impadronirsi di altri territori. Non c’è da stupirsi che il nostro Papa Francesco preghi, ovunque può, cercando di coinvolgere anche noi da casa, nel tentativo di fare giungere al suo (nostro) Dio la richiesta di allontanare dal mondo questa pandemia. Non lo possiamo lasciare solo. Bianca Fasano 04/04/2020.
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