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Chiudendo al seno le persiane

di Amina Narimi
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Pubblicato il 21/05/2014 18:50:17

In tutte quelle cose c'eri tu, dentro le case,

come sul petto dei devoti, proprio al centro,

mentre salivo con il corpo la montagna,

sulle spalle scintillanti per la pioggia

si schiudevano tutte le persiane,

nel sentire che davvero piove

quando scende la Madonna su Bologna,

e vi penetra un'immagine:

 

-con chi vedi la prima luce, tu,

con cosa spingi il buio, fuori dal balcone,

con gli occhi soli o tutto il corpo insieme?-

 

Alzale piano, le tapparelle, amore mio,

sono gli occhi delle case e benedetto il giorno

sia, nel movimento impercettibile che amo,

di quella leggerezza nelle celle,

mentre sul bosco, io, spingo fuori il seno

con le braccia unite alle persiane.

 

E' la storia che risale dalle spalle

dell’aurora e prima ancora all’alba

annunciando qualchecosa che s’insinua

lentamente

nel chiarore ineludibile al risveglio

un balbettio appena un’ombra della luce

che produce un segno. Fra tutte le fessure,

è da lì che passa la bellezza, e gira,

nel momento privilegiato del respiro,

anche se è una cosa di un istante, come noi,

e prima che compaia sul tremore delle rose,

quel sorriso, la linea dell’aurora

che scaglia tutto il buio in fondo ai vasi.

 

L’alba assiste al sogno, e tu lo sai-

prima ombra della luce-

penetrando negli occhi senza lotta

sembra offrirsi, lasciando solo un mormorio

dove germoglia come un seme sconosciuto

che forse, solo a notte, senti palpitare,

quando per un voto si produce nel silenzio

come il frutto della nostra profezia,

celebrando le sue nozze con il sole-

e una lingua impregnata di colore

di canti nascosti, nella sua radice,

nella voce primordiale- fa l’aurora..

come l’erba e i tulipani del giardino,

quando cercano la luce, nella loro debolezza

come a un’acqua unica si volgono

 

Se col petto unito alle mie braccia,

se spingo piano le persiane,

mentre alzi lentamente gli occhi-

da lontano- confondendo l’alto con il basso

veniamo insieme col mattino, poco a poco,

abituandolo a parlare, come l’alba con l’aurora,

ci congiungeremo nell’annuncio della luce,

nell’invincibile unità dell’infinito

 

saranno parole sacre le nostre voci,

sui balconi, e un cuore la tua mano

che scava un vuoto tra le spalle e il viso

colmandolo di fiori. Sopra i piedi nudi,

quando prendo il buio di ogni sera

non ho più paura,

dove sono il tuo cuore e le tue mani,

se, chiudendo al seno le persiane,

ora guardano i tuoi occhi, dentro.

 

 

 

 

 

 


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