Pubblicato il 11/01/2015 15:01:02
UN CIGNO DI NOME ANNA Battute finali... Da quel dieci marzo del nuovo millennio, molte cose sono cambiate. Io non sono più la stessa: ti sei portata via una parte di me, definitivamente perduta. Questo ultimo periodo della mia vita, senz ...a la tua presenza, è diventato sterile, silente. Mancano le tue stravaganze, la pienezza delle tue fantasie, le battute, le lunghe chiacchierate e, perché no, i nostri battibecchi. In questa enorme casa, dove quadri e oggetti continuano a parlarmi di te. Lontana dalla nostra adorata Torino, ridente, viva, autentica e discreta, dove potermi rigenerare. Riscoprire i luoghi della mia adolescenza, la dolcezza del Po che accarezza la sponde. La gente, cordiale e riservata, incontrata con te e magari un tempo allegramente canzonata, per le vie del centro o lungo i viali del Valentino. Mi rimane Matteo che, nella mentalità “fuori dal comune”, racchiude una parte del tuo carattere e mi rammenta come abbiamo imparato insieme, ad affrontare la quotidianità. Lui che, per molto tempo dopo la tua morte, ha percepito al suo fianco la tua presenza, inspiegabilmente. Nelle sue visite periodiche, rievocando aneddoti che ti riguardavano, improvvisamente esordiva con: <Ssss… silenzio! Adesso è qui con noi, la sento!> Fabrizio se ne addolorava, inizialmente, temeva fosse uscito di senno. In seguito, questi episodi si sono diradati, sino a scomparire. Francesco, immerso nel suo mondo, non ho modo d’incontrarlo sovente, anche a causa mia. Ci si vede di solito, in occasione delle feste natalizie o per il compleanno di qualcuno. Al telefono è sempre di poche parole. Ho sempre coinvolto Fabrizio nelle nostre esperienze vissute o riportate. Superate le prime burrasche, affinché tu lo accettassi, imparaste a stimarvi e a volervi bene. Qualcosa ha assimilato anche lui, negli anni della nostra convivenza. Ma ormai la sua memoria si è affievolita. Ho continuato a mantenere i contatti con mia cugina Sonia e sua figlia Zamina. In loro ritrovo un po’ della tua cultura. O forse è un’illusione. Di tanto in tanto, ricreo la vecchia atmosfera accendendo, giù in tavernetta, il tuo mobile radio anni cinquanta. Funziona ancora discretamente, nonostante l’età. Il giradischi però, ha bisogno di una spinta, per riuscire a raggiungere la giusta velocità. Allora, metto sul piatto i dischi del coro dell’Armata Rossa, la danza ungherese di Brahms, il “Lago dei cigni” o il tema di Lara, dal “Dottor Zivago” e sogno di noi al passato. Proprio ora che sto terminando il lungo capitolo della nostra storia, ti sento particolarmente vicina, a guidare la mia mano e i miei ricordi. Immediatamente ti immagino, mio cigno regale e sinuoso, improvvisare gioiosa quei passi di danza. Libera, da sempre e per sempre. Quindi, raccogliendo i ricordi della mente e del cuore, chiudo gli occhi, inspiro forte ed ecco, inspiegabilmente, m’inebria ancora l’essenza del tuo profumo: rivivo, un attimo. Altro...
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