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Usando il corpo all’alba come il sole

di Amina Narimi
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Pubblicato il 02/05/2014 21:12:33

Manipoliamo le ossa come gusci svuotati
del loro profondo, generiamo la morte,
nel rigore del verbo. S’incontrano il cielo
e la terra nel corpo reale, compagno
dell'umido nostro incompiuto
 
accade in silenzio, ma in fondo a quel vuoto,

se solo ti sporgi, vibra una messa,
diffonde il suo profumo, per l'arrivo dello sposo,
si tiene sveglio, in questo il sacerdozio,

e carne viva,
sconvolgente per bellezza, vergine
della sua fecondità,
mano a mano che il pensiero cede il peso
all’anima. mi ha tenuta stretta

in un bianco leggerissimo
fino a smarrirmi l'eleganza persa in aria

dei gesti così piccoli, il movimento imprevedibile,
dietro il gioco dei colori, di una danzatrice di Dio

per entrare nell’erba


Gli occhi aperti dalla grazia
illuminavano altrove ogni passaggio
solo per pura illusione immobile,
con la superficie ondulata di un sorriso

disegnando a terra con un nastro
il suo rifiuto di corrompersi,

e la sapienza di tornare,
nel grembo morbido e infantile,
per danzare intorno al vuoto

esercitandosi sul nulla
del barlume di verità 


qualcuno si sposta con lo sguardo, afferra un soffio
e la bocca si regala in un respiro,

mostrando un mondo. La vita di una donna
è passata di qui, nella propria povertà,
alta poco più di un metro, sulle cose


non posso  più scordare
lo spazio vertiginoso dell'eterno-
lo convoca l'amore il segno chiaro
che continua ad affiorare, quel contatto,
incessante perfino nella quiete,
che accorda volta a volta il movimento
e difende i nostri visi nelle mani,
quando vacillano le gambe di paura
e le braccia, nella sua dolcezza
-usando il corpo all'alba come il sole
quando avvolge le cose con la pelle
per accogliere ciò che accade. Allora


dico sì alla nudità, fittamente umana,
primo luogo dell'io che si dissolve,
con un bacio.  vorrei sentirti eco-
rimettendo  dentro gli alberi il respiro,
come stazione di una piccola passione,
-che lega creatura a creatura,
stanza d'amore e tenerezza. Insieme


faremo luce come corpi di bambini
che si sanno eterni,
tornando al prato che ci aspetta,

con l’orecchio accostato al cielo
nelle pozze. Di tanto volo
non importano i nomi o le durate,
che venga il canto, importa, fino al centro
così- con gli occhi nudi di una scimmia,
puntati sulle stelle per raggiungere quei luoghi


irraggiungibili stringo uguali le tue mani
mentre dormi- con musiche di carne

e al crescere dei seni,
viene ancora avanti una favola.


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