La tua cara voce,
ormai ridotta a un bisbiglio
impercettibile, mormora,
"Ma lei credeva in quella
nuova medicina".
L'intolleranza mi gonfia
il cuore ormai chiuso
nel convento dove i sogni
crescono di volume, mutano
di forma, quasi lacrime
di roccia lavica.
Lei, "la beata", poteva
tentare di credere
nella scienza, eden
precluso ai pensionati
di minor fortuna.
Ma il corpo ormai pesava
e l'anima guadagnava
il posto d'onore, quello
che meritano i giusti,
nati poveri, mutati in povertà
dopo un transito di luce.
N.d.A. La protagonista di questi versi, nata da famiglia povera, grazie alla volontà ed ai talenti aveva raggiunto un status sociale apparentemente invidiabile, ma minato da una malattia insidiosa.
Nei suoi ultimi giorni, perdendo ogni cosa, aveva ormai subito un processo di identificazione con la povertà stessa, dopo un passaggio di "luce".
In molti ricordano la sua sensibilità ai problemi sociali ed economici di quei parenti che vivevano in precarietà.
I giusti sono anche questi.
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