I vestiti impregnati d’acqua, ricordo.
Quel mattino non fu facile
con le ossa delle mani guardare dentro,
dentro il ventre del mandorlo
aprire una breccia, con morbida potenza,
con l’urto delle cose, dei giorni
producono scintille come pietre
sbattute insieme, per vedere la luce
dove l’ombra è più densa,
e tutta la dolcezza fatta piena
accoglie e lega i luoghi interni
col mare della mente
Dove pulsa, in segno di benedizione, l’armonia,
ho bisogno ancora di una madre,
in questa notte, e una preghiera
per rannicchiare il viso
dall’esercizio del lavoro fino a sera,
una speranza: rimani un po’ con me,
con le scarpe in mano, e il silenzio quando viene
nella casa vecchia al mare
asciugheremo quei vestiti insieme
portando a velo d’acqua il nostro peso
tornerà per terra, come un giacimento,
sbucheranno dolci, i gigli bianchi, e d’improvviso
prepareremo qualcosa che somiglia
alla nostra canzone per l’estate,
per ogni giorno. Non va perso niente-
dall’interno del corpo,
è carne vera il suono che trionfa
-nella sua storia d’amore con l’immenso.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Amina Narimi, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.