Pubblicato il 23/04/2014 21:52:15
Affonda dentro ogni volta le mani, a toccare l'odore che bagna la pelle, col cuore in sussulto, d'inchiostro che morde in un verso, e si arrende, poco prima dell'alba, quando una linea divide il resto dal cielo annuso nell'aria come una bestia, seguendo la cerva fino alla tana, per ricordare la gioia come sia iniziata a venire in tutto piena a dare sapore, a farsi di luce, dentro un grande silenzio, il breve respiro, il primo passo per terra nei fili di giovane erba così mi appare il suo volto quando l'amore si è fatto già un albero alto, non solo una greppia- aveva l'età della vita, vibrante nell'aria e radici fin dentro nel cielo, dove l'acqua nasce di spinta dal dolore dei sassi. Tutto canta sui lembi di una stessa ferita nella marcia misteriosa di una goccia che scende con la sera nella gola dei cervi. È un lamento da seguire, respirando dai talloni l'urina luminosa sulle foglie, per la femmina lontana, all'alba- per la stessa sete noi attraversiamo il cielo, seguendo gli antenati, col filo di una musica che dopo sará il vuoto e la fantastica bellezza del sangue scintillante sulle foglie, bianche. nei giardini della mente un cammino interiore, le tue mani- un ciclo d'acqua, di bestie , in un ultimo slancio, lungo il sogno dei mangiatori di loto in cerca di parole e creature -nella casa della sera come uccelli sacri, quando tornano al nido con germogli e semi, luminosi di fibra, di preghiera, cui m'affido...senza temere l'impronta che mi sfiora al buio è nella tua lingua che mi curo, che metto in bocca il suono delle dita e con gli stessi occhi trasparenti
ci bagniamo le ginocchia, piegate insieme nella notte, aprendo un frutto al seno lo splendore del racconto dove il Tuo fluire è cielo che avanza tra gli alberi e invoca, con il corpo di una goccia sola, piena di canti, e folta del bosco, la luna, nella quiete vasta delle nostre mani.
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