È questa piaga luminosa che ti offro
-nella piena oscurità che ci divora
nella pausa del viaggio più silente-
un'umida soglia e quel che ho dentro
di simile alla gioia, per entrare,
con la delicatezza del tuo corpo,
da parte a parte, senza voce
là, dove ti aspetti di trovare acqua,
c’è miele selvatico, tra la pelle e il tronco,
nel tutto vivo della grazia
sul lunghissimo amore, che sente,
come un utero contro un altro utero
in un luogo uno, arreso alla dolcezza
di tutti i silenzi
tenendosi le mani coi pensieri
una corda vocale passa per la cruna
stabilendo il suo contatto, e una nuova lingua
è un'alba in abito da sposa,
nell’immersione totale del battesimo
In questo stesso luogo
lo squarcio madido del vuoto
ci riempie il viso e attira
dove un Dio ci sente vivere
per accogliere la luce,
come nella terra pronta
le sementi
dopo un tempo di riposo
(mentre il padre si ritrae
diminuendo
perchè suo figlio cresca)
in questa piaga luminosa
nel tutto viva della grazia,
tenendoti la mano coi pensieri,
in un luogo uno, prego insieme,
tagliando i rami intorno ai segni
per scambiarli con Passione e ricordare
l'ansimare di un respiro,
sentendo che sei tu, tra le radici,
nella cavità dell'ombelico,
il corpo iniziato dentro il grembo
E tutti quei bambini sulla schiena
brillanti, fin dentro la terra,
attraverso la piaga stessa, ridono.
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