il canto di Eléna arrivò alle piazze
tra uomini dagli occhi ingombri
dei resti del domani, e i formicai
di anime coi crocifissi testa letto
ed i commò dell'intimo
con rotoli da cinquecentomilasogni.
il canto di Elèna arrivò sui prati
tra gli ulivi le viti e i merli
nel silenzio degli aromi sprigionati al sole
e sulle tegole
dissestate del capanno.
il canto di Elèna arrivò alle spiagge
tra gli scafi spellati al cielo
e le reti annegate nella sabbia
stringendo il faro con la polvere dell'orizzonte
fino ai nodi per non lasciar andare il molo.
il canto di Elèna arrivò oltre mare
dove il suono colpisce le isole
e ancora l'acqua furibonda
delle profondità partite dalla terra
fino alla faccenda di esser nata donna.
Marzio, un uomo di una sola riga
mille leghe sotto i suoli
più in la dei suoi detriti, fino ai fiori
compasso delle piazze
struggevole negoziatore di lucidi alle scarpe
già scriveva a Elèna
con gli occhi sulle fughe del selciato
mozzato dai linguaggi che non seppe mai parlare
spazzola, panno e la strada
che si interrompeva all'immaginazione.
Elèna smise di riporre i sogni
tolse la parananza, la bocca, gli occhi
fece per andare alla bilancia, ma poi
ingoiò di fretta quei quattro tocchi di campana.
Marzio ringraziò l'acqua che non cadde
accompagnò il cliente a scendere dal suo panchetto
lo vide andare, tirò un sospiro e si lasciò
in tempo per quei quattro tocchi di campana.
Si vollero un gran bene in quel momento i due, pur sapendo che la vita non li avrebbe mai fatti incontrare. Ma Dio da queste parti è così: gettato a terra come il conto già pagato delle spese, poi sperato nuovamente nelle chiese.
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