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La giovane Befana

di Michele Fiorenza
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Pubblicato il 02/12/2014 09:51:53

LA  GIOVANE  BEFANA

 

   - Non è possibile! – sbottò il regista.

   - Sa, questa è una scuola piccola, la quinta ha solo quindici allievi, di cui solo sei ragazze… - replicò la Preside.

   - Finora ho assegnato tre parti, alle sue allieve: restano ben tre ragazze per la parte della Befana!

   - Abbia pazienza, signor regista, la parte è difficile, le ragazze non hanno mai recitato…

   Il regista tentò di calmarsi: - Diciamoci la verità, Preside: se la parte fosse stata quella di una principessa, adesso litigherebbero tutte e tre, per averla.

   - Comunque non posso obbligare nessuno. – disse la Preside, col tono di chi considerava chiusa la questione.

*          *          *

   A Monte Cuspide Ignazia si strascinava per le strade, nel gelo di gennaio. Per fortuna il sindaco aveva fatto spalare la neve: ce n’era soltanto un po’ ai lati delle stradine, e si manteneva attaccata ai muri, dove il sole non poteva arrivare a scioglierla.

   A Ignazia piaceva la neve, così candida, così allegra. Il Natale era stato bianco e dolce, adesso il nuovo anno avrebbe forse portato qualcosa di buono. Di sicuro gli esami di Maturità. Dopo, per lei c’era soltanto la solitudine tra le sue menomazioni.

   Alzò la testa con fatica, forzando la sua schiena curva, per leggere l’insegna del negozio: sua madre doveva realizzare una calda coperta e quel tipo di gomitoli era reperibile soltanto lì. Ignazia sperava che avessero bei colori, allegri, ma non chiassosi.

   Con un po’ di fatica, superò i tre gradini ed entrò.

*          *          *

   Fu il prete, docente di religione, a parlargliene...

   Lei, la befana! Lacrime cocenti le rigarono il viso.

   Non bastava quel brutto nome ereditato dalla nonna, non bastavano i piedi piatti e le ginocchia valghe, quella scoliosi che sarebbe diventata una gobba: adesso le offrivano di impersonare la befana!

   Il prete capì, si era prestato per quel motivo:

   - Non devi sentirti mortificata, perché saresti la protagonista della commedia e ricaveresti tremila euro.

   - Così tanti? – chiese Ignazia, tergendosi le lacrime.

   - Sì, perché ci sono contributi pubblici.

   - Comunque non voglio espormi al biasimo per soldi.

   - Ti sarebbero utili per curarti e, se tu facessi bella figura, io organizzerei anche una colletta per te, a tale scopo.

   Ignazia sapeva che i suoi difetti potevano essere contrastati con opportune terapie, ginnastica e nuoto, tutti rimedi sino ad allora quasi impossibili per la sua condizione di povera orfana di padre e per la distanza dalla città. Ecco, padre Tommaso aveva trovato un motivo convincente:

   - Ma sarei all’altezza del personaggio?

   - C’è un ottimo regista, quel signore che è venuto al liceo l’altro giorno. Inoltre reciteresti mascherata: in quel modo è più facile.

   In breve, Ignazia accettò.

*          *          *

   Il regista era un po’ burbero. La osservò, poi disse:

   - La tua recitazione sarà basata sui movimenti della testa e delle braccia, nonché sulla voce. Hai una voce calda e profonda, ma a tratti squillante: dovrai usare toni più bassi. Ora leggi qua.

   Le diede il suo copione. Ignazia aveva l’opportunità di dimostrare che valeva qualcosa, nonostante tutto, e si impegnò. Il regista ascoltò, poi disse:

   - Bene, ci vedremo qui dopodomani, per iniziare le prove. La Preside verrà a prenderti e ti riaccompagnerà. Tu impara le battute.

   La prima prova fu fatta in abbigliamento comune. Il regista diede a tutti parecchi consigli, ma sembrava soddisfatto della sua protagonista.

   Due giorni dopo, la prova in maschera andò meglio per tutti, ma a Ignazia dava fastidio la mascherina.

   - Prova queste altre. – disse il regista, porgendogliene un mazzo.

   Ignazia ne trovò una rosa, morbida e con i fori grandi. Il regista fu d’accordo.

   Forse per la novità, forse per la protagonista, le prenotazioni per la commedia fu-rono così numerose, che il sindaco dovette mettere a disposizione il teatro comunale.

   Ignazia superò bene la terza prova, ma era in ansia per il debutto davanti al pubblico.

   - Non devi guardare il pubblico, se non ti senti… - le disse il regista – Ricordati che sei la Befana, hai duemila anni e un cuore grande e generoso. Devi esprimere tutta la tua dolcezza. Prima di entrare in scena farai tre respiri profondi, poi inspiri un’altra volta ed esci. Comunque sia, sarà un successo.

   Il difficile fu la prima battuta, poi Ignazia “entrò” nel personaggio e tutto filò liscio. Quando la recita terminò, ci fu un lungo, inatteso applauso, che la stordì per la gioia. Il regista l’abbracciò.

   Ci furono numerose altre richieste per un bis e la recita si ripeté, poi di nuovo ogni due settimane sino a Carnevale. Subito dopo Ignazia si fece accompagnare in un centro specialistico, iniziò faticose terapie e si iscrisse presso la piscina cittadina, che aveva anche una grande palestra.

*          *          *

   Per non trascurare troppo gli studi, Ignazia si faceva accompagnare in piscina il martedì, il giovedì e il sabato. Si iscrisse anche come Maria Ignazia, anteponendo il suo secondo nome al primo. Alla madre spiegò che non voleva essere riconosciuta per le sue recite, ma in realtà voleva cambiare nome e dare una svolta alla sua vita.

   Quando fu presentata al maestro di nuoto, un certo Roberto, si vide osservata con perplessità: - Il medico del Centro ti ha prescritto la ginnastica?

   - Sì, anche una dieta e ricostituenti.

   - Sai nuotare?

   - Neanche un po’.

   - Cominceremo col dorso…

   “Maria” imparò presto a nuotare e in ginnastica arrivò a fare quindici flessioni sulle braccia, poi venti, poi venticinque. A casa, grazie al denaro guadagnato con le recite, seguiva una dieta ricca di carne, pesce e frutta, aggiungendo vitamine e sali minerali. Inoltre portava abitualmente le scarpe ortopediche.

   Ogni mese il medico la visitava, esaminava le analisi e misurava l’altezza. A Pasqua aveva guadagnato due centimetri.

   Roberto era un giovane di venticinque anni, gentile e simpatico, che consultava spesso il medico per scegliere gli esercizi per Maria, da fare in acqua e fuori. Lei lo adottò quale fratello maggiore.

   Gli esami di maturità non interruppero la sua frequentazione del centro sportivo, anche perché le nuove radiografie mostravano un miglioramento della scoliosi e anche le gambe stavano più dritte. Adesso Maria era alta cinque centimetri in più.

   I risparmi si assottigliavano, ma il prete commissionava alla madre di Maria molti ricami. Questi venivano adeguatamente ricompensati, all’inizio per beneficenza, poi per la loro bellezza e perfezione, visto che la povera mamma s’impegnava a fondo.

   A Luglio Roberto chiese alla ragazza di partecipare a una gara provinciale, i duecento metri in stile libero. Maria si turbò:

   - Scherzi? Arriverò ultima! E con distacco!                                                              

   In effetti Maria già si immaginava percorrere l’ultima vasca da sola, mentre le altre l’attendevano al traguardo e il pubblico rideva delle sue goffe bracciate. Roberto non era d’accordo:

   - Che importa? Se anche tu dovessi arrivare penultima, sarebbe già un gran successo. Ho cronometrato i tempi di tutti i ragazzi iscritti, maschi e femmine, e questi sono i risultati.

   Glieli mostrò, poi disse: - Sei quasi nella media. Iscriviti, fallo per me.

   - Sei tu, che vuoi rischiare una figuraccia: va bene.

   Maria si esercitò molto, Roberto cronometrava i tempi e le dava parecchi consigli. Poi fu il momento di usare il costume olimpionico:

   - Sembrerò una rana! – disse Maria.

   - Se è così, ti iscriverò ai duecento metri a rana! – ribatté Roberto.

   Maria indossò il costume, poi si guardò allo specchio. Sì, le gambe stavano ancora un po’ divaricate, ma non le strascinava più, come per la recita. Poi si guardò di profilo… e vide una ragazza snella e quasi alta, piegata un po’ in avanti, sì, ma, tirando indietro le spalle, appariva quasi normale e soprattutto si notava il volume di un seno sino ad allora nascosto.

   - Stai diventando una bella ragazza, Maria. – La voce di Roberto la raggiunse da dietro. – Adesso andiamo a fare le prove, e userò il cronometro!

   Quando Maria comprese che non sarebbe stata ultima, si rasserenò.

   Il giorno delle gare sua madre, il prete e qualche amica la seguirono in TV con entusiasmo. Maria fu quarta su dieci e si commosse come se avesse vinto.

   Qualche giorno dopo Roberto le chiese: - Ti iscriverai all’università?

   - Sì, in Lingue. Veramente mi piacerebbe Scienze motorie, ma non ho i requisiti fisici.

   - Puoi sempre provare… Quando sono le visite?

   - A Ottobre.

   - Bene: abbiamo due mesi, ti sei diplomata e potrai venire ogni giorno.

   - Non posso pagare il doppio…

   - Ti farò avere un forte sconto. Inoltre la domenica la piscina è a mia disposizione gratis, per contratto.

*          *          *

   Maria Ignazia superò le selezioni per Scienze motorie. Non seppe mai di essere stata raccomandata dal Vescovo.

   La ragazza adesso aveva un diverso problema: riconoscendosi ormai normale come le sue coetanee, desiderava avere un fidanzato, sognare una casa e una famiglia sua.

   Da un po’ guardava Roberto con occhio nuovo, ne ammirava il fisico snello, asciutto, ma muscoloso, si lasciava ammaliare dal suo sorriso e lo riconosceva come un giovane veramente a modo. Un giorno si fece coraggio e gli chiese:

   - Sei fidanzato, Roberto?

   Lui scosse il capo: - Sono stato lasciato un anno fa, per uno più ricco.

   - Non vuoi farti una famiglia?

   - Con la persona giusta. Ci sono tante ragazze che mi girano attorno, ma quella che mi piace non è matura.

   Maria intuì qualcosa e gli chiese: - Come fai a dirlo?

   - Non conosce la vita, il mondo, non può fare confronti… E’ presto, anche per me, attenderò.

   Maria, seduta, dondolava i suoi piedi e li osservava: adesso erano quasi perfetti, piccoli per vincere una gara, ma belli per conquistare un uomo. Disse:

   - Io ho diciannove anni e farò come te: attenderò.

   Roberto e Maria cominciarono a frequentare lo stesso gruppo di amici e ciò alla ragazza bastava.

   A Novembre ci furono le gare regionali e Maria fu convinta a partecipare, ma era  rassegnata ad avere un fallimento; comunque si determinò a vendere cara la pelle.

   Calibrò le sue energie, era quarta a metà gara e alla fine, con un allungo finale, arrivò terza. Salì sul podio felice e dopo abbracciò Roberto, a lungo, ringraziandolo.

*          *          *

   A Dicembre tornò il regista e convocò i ragazzi dell’anno precedente:

   - Dov’è la mia Befana?

   Maria Ignazia alzò la mano: - Sono qui, non mi riconosce?

   - Tu? Sei tu o una sorella?

   Qualche risata. Il regista sembrava deluso: - Come farò? Dove troverò un’altra Befana?

   Alla fine dirottò su un classico, Cenerentola, e naturalmente scelse Maria per protagonista. Lei pose una sola condizione, che il principe fosse Roberto.

   Potete immaginare il successo.

   Al termine delle feste, ci fu la novità di Roberto:

   - Mi hanno offerto un lavoro di tre mesi, molto remunerativo, a Siviglia, in Spagna, e ho accettato.

   Maria si sentì perduta e temeva di mostrare qualche lacrima. Roberto aggiunse:

   - Non temere, ti telefonerò e ci manderemo anche delle mail. Intanto tu guardati intorno, cerca il tuo vero principe...

   Maria riuscì a dire: - Lo cercherò dopo Pasqua…

   Roberto pensava che, allontanandosi, Maria avrebbe dimenticato quella che a lui sembrava soltanto un’infatuazione passeggera, un fuoco di paglia, un primo amore tanto romantico quanto platonico: l’affetto della ragazza era probabilmente dovuto alla riconoscenza, alla frequentazione e ai successi conseguiti insieme.

   Si salutarono in aeroporto, da amici.

*          *          *

   Rimasta sola, Maria, non sapendo se veramente per lei fosse troppo presto per scegliere, decidere il suo futuro e impegnarsi definitivamente con Roberto, tentò di considerarlo un amico; ma il giovane le mandava almeno una mail al giorno.

   D’altra parte lei, circondata da amici e amiche sempre più numerosi, non vedeva in nessun altro ragazzo le qualità e le caratteristiche che amava tanto in Roberto.

   Dopo un triste San Valentino prese una decisione disperata: sentì che era ora di mettersi in gioco. Aveva sempre pensato che comunque il giovane meritasse un grosso premio, qualcosa di importante.

   Maria non possedeva nulla, tranne pochi risparmi. Aveva un solo intimo tesoro, rimasto lì forse per innocenza, forse per pudore, forse per la sua precedente bruttezza. Quello spettava all’uomo che lei in quel momento sentiva di amare con tutta se stessa.

   Disse a sua madre che aveva bisogno di andar via per una settimana. La donna, dapprima perplessa, comprese e acconsentì.

*          *          *

   Era sabato pomeriggio e Roberto stava riflettendo sul miglior modo di trascorrere il fine settimana, quando gli arrivò una telefonata di Maria:

   - Sono sul pullman che porta in città, qui a Siviglia, e non so a quale fermata scendere…

   Roberto pensò che la farfalla era alla fine uscita dal suo bozzolo, in tutta la sua bellezza e vitalità, che sapeva scegliere e che era determinata: perché respingerla ancora?

   Terminata la telefonata, si vestì in fretta e scese svelto per le scale, felice di andare incontro al loro futuro.

f i n e

 

Michele Fiorenza


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