AMBIENTE E VARIAZIONI CLIMATICHE
http://www.lteconomy.it/blog/2019/12/17/environment-and-climate-change/
Dopo il recente fallimento di Cop25 a Madrid, il fallimento degli ipocriti climatici, ci troviamo di fronte a tempi difficili che ripropongono con ottusa ostinazione il consueto nodo del mercato del carbonio. Greta Thunberg: “Ignorano la scienza”.
Quindi vi invito a leggere le mie poesie, articoli, saggi, ecc., scritti all’insegna di previsioni apocalittiche per trarre le previsioni richieste su un’emergenza senza precedenti su clima e pace. Ambiente e Pace sono collegati dal filo della speranza in un mondo migliore. Grazie in anticipo.
***
Ci si chiederà cosa c’entri l’ambiente con la pace e la migrazione. La risposta è semplice. Se le condizioni ambientali e sociali di intere aree del mondo vengono destabilizzate da guerre o desertificazione indotta dal clima, certamente pure l’ambiente ne risente in quanto riveste un ruolo importante nell’equilibrio generale del mondo. Anche noi abbiamo assistito ultimamente ad eventi di estrema portata come inondazioni eccessive, esondazioni, frane ed il fenomeno dell’acqua alta a Venezia che avrà un’incidenza non da poco sulle finanze dello Stato.
Venezia, patrimonio UNESCO, ma soprattutto città d’arte visitata da folle di turisti da tutto il mondo, rischia di collassare dopo l’invasione dell’alta marea malgrado il fiume di soldi, circa 7 miliardi (di cui, ahimè, quante tangenti?) per la costruzione di un MO.S.E. rivelatosi sistema inefficace anche grazie alla sospensione dei lavori.
Perché in Italia tutto si trasforma in una tangentopoli senza fine? Perché è sempre in piedi, malgrado le apparenti inchieste, condanne, etc., un sistema di corruzione endemico che interessa parte degli italiani, a cominciare dai piccoli (i furbetti del cartellino) fino alle grandi imprese (ILVA).
Ma basterà il MO.S.E., ammesso di trovare le risorse per completarne i lavori, a fermare l’acqua alta? Forse in parte, ma il flusso dell’acqua è uno dei fenomeni più difficili da controllare a livello di piene, inondazioni, esondazioni, maree, etc., data la fluidità dell’elemento liquido.
Il vero problema a monte, purtroppo resta ancorato ad una macrosfera che investe scelte globali. Già siamo al livello di soglia critica: le emissioni e gli scarichi inquinanti (in acqua/aria/suolo) hanno superato i limiti indicati da scienziati di fama mondiale.
L’ultimo accordo sul clima a Parigi, cui ha fatto seguito la conferenza ONU sul clima di Madrid, ha visto la defezione di uno dei massimi erogatori di inquinamento: Trump per gli USA. Almeno, in apparenza, la Cina si è dichiarata propensa a ridurre le emissioni inquinanti. Il disboscamento selvaggio poi della foresta amazzonica, polmone verde del mondo, avviene a ritmi così veloci da far temere la fine del nostro pianeta in tempi brevi, se persino il Papa si è soffermato a lungo in conferenze e sollecitazioni per bloccare il fenomeno in atto.
Possono finanza ed economia, profitto per una fetta risicata di uomini potenti (1% dell’intera popolazione umana, congiuntamente al quasi 10% di benestanti) stabilire le sorti della restante umanità sofferente? Aggiungo al grido di allarme del Papa, all’unisono con Greta Thunberg: “Ignorano la scienza”, il mio dal momento che, amando la natura, sono preoccupata per le sorti del pianeta Terra ed in particolare di tutte le specie vegetali ed animali, molte delle quali in via di estinzione.
Allora mi chiedo se sia giusto perseguire la logica del guadagno a breve tempo o se sia meglio rallentare la crescita economica con un’economia a lungo termine. Certamente auspicabile ammesso di trovare investitori intenzionati a guadagnare sempre meno. Dove? Come? Confligge il tutto contro un dato inesorabile: la crescita esponenziale della popolazione della Terra che ha toccato ormai gli otto miliardi.
La richiesta di più cibo, fabbisogni primari, maggior benessere, istruzione, tecnologia, lavoro, cure mediche, etc. richiedono sempre più risorse immediate, così come il desiderio di masse enormi di persone che si affacciano ai facili consumi (vedasi la Cina e buona parte dell’Asia), scimmiottando i modelli occidentali, devastanti e corrosivi, da fast food della vita, usa e getta, che i mass media ci hanno propinato per decenni.
Siamo veramente ad una svolta epocale: il benessere non può essere spalmato univocamente su tutta la popolazione mondiale altrimenti ci vorrebbero più pianeti per soddisfare la richiesta di masse di uomini in avanzata costante verso modelli di sviluppo e abitudini deterrenti (importati ahimè dall’America). Stiamo arrivando al punto zero: ci sveglieremo il 1 gennaio di un nuovo anno, tragicamente vicino, e ci accorgeremo di aver divorato in un solo giorno tutto le risorse che il pianeta produce in un anno!
Occorrerebbero forse cinque o più pianeti se fossimo tutti consumisti come gli americani o noi europei. I cinesi, seguiti a ruota dagli indiani (questi ultimi circa un miliardo ed oltre duecento milioni di abitanti), si stanno affacciando al consumismo: più auto inquinanti, più cibo, più di tutto… Ed ecco le guerre, pianificatrici di morte, si affacciano prepotentemente all’orizzonte!
Al di là dell’inquinamento, della scarsità delle risorse idriche, delle malattie indotte da scarichi inquinanti, un altro problema non da poco è lo scempio che si fa del suolo. Basti pensare alle nuove costruzioni sugli alvei di torrenti, fiumi o su pendici franose o valli sottoposte a frane (Rigo Piano), su spiagge o sottoposte ad eventuali eruzioni (Vesuvio a Napoli).
Traendo spunto da queste considerazioni ̶ scaturite in particolare dalla constatazione di vivere su un terreno così fragile ed a rischio terremoti com’è quello italiano ̶ ho approfondito il problema dell’acqua nella mia zona del Sud Pontino e quello dello sfruttamento intensivo del suolo che è sotto i nostri occhi ogni giorno.
L’incapacità tecnica a ricercare soluzioni valide ci ha portati ad un’Italia sempre più soggetta a rischio idrogeologico oppure a catastrofi quali il ponte Morandi a Genova. Il povero ingegnere si starà rivoltando nella tomba. Dalle stelle alle stalle, il giudizio postumo su di lui è stato determinato dal crollo del ponte. Purtroppo, il giudizio estemporaneo degli uomini si basa su elementi contingenti, senza approfondimenti riguardo alla scarsa manutenzione. Per questo, a pare mio, va affrancato da un giudizio negativo, restando per noi tutti il grande ing. Morandi. Siamo in una fase di estrema decadenza da cui dovremmo, con una grande determinazione, rialzarci tutti per marciare verso un futuro migliore.
Dott. Arch. Franca Colozzo
http://www.lteconomy.it/en
www.travelforbusiness.it
www.uaestablishment.com
www.isnpad.org
https://www.wntv.uk/ www.larecherche.it
http://www.lteconomy.it/blog/2019/04/14/analysis-of-the-italian-system-weakness-and-strength-points/
https://www.linkedin.com/in/franca-colozzo-55022459/detail/recent-activity/posts/
https://www.linkedin.com/pulse/my-personal-speech-peace-world-9-may-europe-day-franca-colozzo/
https://www.linkedin.com/pulse/erdo%C4%9Fans-turkey-franca-colozzo/
https://www.linkedin.com/pulse/world-water-day-la-giornata-mondiale-dellacqua-franca-colozzo/
https://www.linkedin.com/pulse/il-problema-della-privatizzazione-dellacqua-provincia-franca-colozzo/
https://www.linkedin.com/pulse/lacqua-e-ancora-un-diritto-franca-colozzo/
https://www.linkedin.com/pulse/meritocrazia-allitaliana-franca-colozzo/
http://www.lteconomy.it/blog/2019/07/15/soil-overexploitation/
http://www.lteconomy.it/blog/2019/07/15/leccessivo-sfruttamento-economico-del-suolo/
http://www.lteconomy.it/blog/2019/02/19/water-a-good-of-all-but-not-for-everyone/
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Franca Colozzo, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.