Pubblicato il 27/07/2009 22:48:01
Saresti un gabbiano se sapessi aprire le ali, ti libreresti alto sulle cime più alte di pensieri arditi. Saresti il vento che raccoglie foglie secche per restituirle all’aria a cui appartengono, se comprendessi la loro preghiera. Vedo un ulivo secolare, invece e ne indovino radici sottili che scorrono trasparenti in una zolla creata dal niente, senza né acqua né minerali. Io che non ho mai saputo arare, non traccerò alcun solco nell’aridità di quel campo. Perché la terra è libera di vivere o morire. Non violerò le sue ferite con il mio vecchio aratro, non smuoverò un solo granello. Imparerò a seminare nuove colture adatte ad un giardino di fiori più che ad un piccolo verde orticello.
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