Pubblicato il 07/12/2019 17:54:42
Dal mio punto di osservazione le culture le vedo come espressione di una funzione definita, quella che si cimenta all'interno della terra d’origine. Sintetizzo il mio pensiero: le culture si fondono, le civiltà si confrontano, le socialità si scontrano. Un dato che credo non possa essere contestato e dal quale partire per un ragionamento senza pregiudizi è la costante dipendenza delle popolazioni stanziali e native ai gruppi migranti o invasivi. E questa forma di subordinazione investe le dinamiche delle società. Le migrazioni oggi in atto sono indicate da una parte considerevole come guerra di religioni o scontro di culture. Io penso che sia in atto un progetto di una ben più drammatica sopraffazione delle socialità. La velocità degli eventi è determinata dall'ambizione di una globalizzazione finanziaria che alimenta le vacuità cognitive, gli esibizionismi comportamentali, le mercificazioni delle coscienze. Che nel corso dei secoli si formino confusioni genetiche e culturali tra le varie stirpi sembra inevitabile e, a mio parere auspicabile. Purché fin da oggi siano marcati i valori di civiltà trasmissibili. Qual è la cultura che fa da argine allo sterminio che incombe, nel prossimo e futuro, sulla socialità indoeuropea?
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