La signora all'imbocco del tunnel
indossa un foulard Seveso - settembre
dopo le venti, aria che l'osteria Rustica
pareva un passaggio a livello tutto
settentrione, tutto settentrione.
Ha gli zigomi alti, lo sguardo delle
vostre finestre dopo la commercialità
dei centri colorati buttati qua e là,
piastrine in ressa sulla ferita,
fra le biciclette e le frecce di direzione.
Dunque era quello là il nord?
Ne avevo sentito parlare ma poi
per amarlo avrei dovuto aspettare
le tue intercapedini di stagioni rima
con fossato - canale. Dunque anche
da voi il cane si porta a spasso
di sera, con le molliche ancora
attaccate ai gomiti- ambra già elettrizzata,
con la cena in lenta processione dall'odore
alla sazietà. Dunque anche da voi
funziona così, ma forse si saluta meno
e certo la luna non da soddisfazione
come da queste parti.
La signora all'imbocco del tunnel potrebbe
essere tua madre. O sua madre. Non mia suocera.
Ma sua di certo lo è stata.
Ogni tanto mi chiedo come mi avrebbe chiamata
il sabato e la domenica, o quanto le sarei
stata bene stanca sulla spalla.
Ogni tanto mi piace insaporirmi il cuore
con le ballate Monza Brianza quando
camminavo le strade in totale incoscienza,
bianca ed ancora vergine del tuo nome
che avrei lasciato salire poco più
tardi, breve nebbia - pugnale.
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