Pubblicato il 15/12/2007
Massimiliano teneva in braccio Fabrizio. Il quarto figlio che si era affacciato alla vita da pochi mesi. I due incrociarono il loro sguardo e fu un attimo fugace sufficiente però ad imbalsamare i miei occhi. A bloccare il mio cuore. Mentre gli occhi di Massimiliano e Fabrizio mescolavano la loro profondità per un momento, la mia anima fu sedata da un’iniezione di razionale luminosità. Colsi, in quel confondersi di sguardi, un prolungamento dell’infinito amore di Dio per l’uomo. Intuii che Dio è presente nell’umanità e si rende visibile da simili manciate di luce caldissima che lo rivelano come amore e aprono porzioni di infinito senza paragoni. Chiesi a me stesso, nell’incalzare di quell’attimo eterno, se ci fosse nella vita di un uomo missione più ardita e affascinante di rendere Dio presente nella storia. Anche con la sua bellezza; come quello sguardo tra un padre ed un figlio. Tra Massimiliano e Fabrizio.
“C’è ancora spazio per la felicità a questo mondo –dissi a me stesso-. C’è ancora spazio”.
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