Già il mare si cambia. E' di bisonti -afa e bagnini,
cavalieri investiti per dire alle donne come la carne va messa al bando, mercato di pulci mostruose, giganti.
Sulle gambe la tempesta degli occhi - fuochi e le
portate ben disposte all'assaggio. Già il mare si cambia:
cresciuto, svezzato alla pubertà fiorente della signora -
estate in prossimo arrivo. Lo guardo e lo vedo già adulto,
dell'adultezza che ha avuto il piede in te per sole due volte,
sbriciolata di passioni soppresse, test da laboratorio - mortuario.
Non ci volevano uguali pur possedendo regolare permesso di portarci
nel sangue la stessa rossa volpe agguerrita.
Adesso che mi appare come un figlio mandato in collegio
e tornato con le spalle irrobustite dai giorni di vita , con
lo sguardo di chi vorrebbe già duplicarsi, adesso al mio
mare che già si cambia e non si arresta, sussurro
ancora il tuo indirizzo, comprensivo di numero civico e
delusioni, indirizzo di piana, di cose che si aspettavano
e non trovavano che grigie affissioni.
Il mare si cambia e su dalla regia mandano folate di
zucchero e mitezza fuori concorso, come per ricordarmi
che tutto ritorna per tormentarci: una foto dal cassetto
dischiuso, uovo legnoso scoppiato per sbaglio dal volgare
deretano della curiosità mai calibrata, un ritornello dalla bocca
del passante passato per tirarci via dal petto il nome -errore.
Già il mare si cambia: è tempo della stagione che non mi
somiglia. E' tempo dei fuochi, dei giovani innamorati
sulle moto come serpenti,
è tempo della sera che non vuole finire.
Mentre io gioco al mio letto con il ventre inverno.
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