a Carlo M.
Tesi di laurea di un pessimismo perfetto
la rettorica nell'aneddoto che non discutesti
in quanto morto suicida all'epifania del pensiero.
I tuoi ventitrè anni stesi in terra al cospetto di un Dio
che non sarà mai nostro signore
eppure la Verità ci obbliga in coscienza
a prendere una posizione in demerito.
Il discorso sulle donne, L'Anticristo, Guerra e Pace
sorgemmo dal nulla arditi di un popolo minore
mani e piedi legati alla falce.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi come da copione
sentirsi vivi appannando i vetri e fuori piove
il cuore batte il resto tace e lei tarda a rincasare.
Prezioso il dono nudo dello specchio
o quello in abito da sera di una vecchia foto
in cui non portavi i baffi
faremo ancora la faccia da stupidi
per rimorchiare le ragazze facili
alle lusinghe del tempo che ci prende a schiaffi nelle balere
solo dopo essersi tolto i guanti bianchi.
Ultima processione a sostegno di una logica da ruffiani:
persuasione che gli antagonismi preludano
alla costruzione di uno schema mentale più maturo
in cui scorgere il barlume di una via d'uscita
ma si prevede la necessità d'essere sinceri
oracolati e mistici dalla duplice tendenza
l'impermanenza della ricerca dei piaceri da un lato
dall'altro la salvezza senza remissione dei peccati.
Non ti sei salvato, non sei riuscito a salvarti
a cosa serve allora mi domandi tutto quello scavare
non alla fossa per chi è immortale.
Ti offrirò una birra e tu accetterai a patto di consumarla in piedi
e senza parlare d'amore
i gomiti sul bancone lo sguardo altrove chi sa dove
o nei paraggi.
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