Pubblicato il 15/11/2014 23:48:15
- AGLI STUDENTI - Signore e Signori, Per gran parte e ultima della sua vita, Niccolò Machiavelli fu un pubblico dipendente ‘esodato’. Se la passò male in pensione, anche s’era stato sottosegretario di presidenza,perché l’assolutismo Mediceo non lo poteva manipolare. Se la passò meglio di salute, anche se a volte si sentiva davvero male. Niccolò era coraggioso, ma non temerario. Si ritirò dalla vita pubblica, e pagò il prezzo dell’indigenza insieme alla sua famiglia che non lo rinnegò mai. Fu di esempio originale e, nella sua grandezza mitigata dal ‘default’, neppure insolito. Umanamente, non era così difficile essere come lui. Vale sempre la pena restare svegli, ma qualcosa deve tenerci desti. Nella sua ‘Mandragola’, tutti vogliono che nascano figlioli e s’inizia sempre consultando un medico immaginario. Lucrezia ha il marito Nicia più noioso che anziano. Callimaco, più giovane, per farsela deve comprarsi mezza città. A quel punto, lei lo accetta come amante a tempo determinato. La nostra lettera si avvia alla conclusione, perché l’attualità ha fretta. Non c’è divorzio perché il budget è sostenuto della finanza Niciana. Lucrezia mette Callimaco in un progetto: per ora fa il vicepresidente, ma sarà promosso quando Nicia andrà all’esodo finale. Freud scriveva che per capire ulteriormente le donne, bisognava chiedere ai poeti. Anche a essere poeta, per non dire cesare, è raro cogliere trionfi: tutti però siamo soggetti di umane voglie (1). Vostro affezionato, Mazzarello (1) “Sì rade volte, padre, se ne coglie/ per triunfare o cesare o poeta,/ colpa e vergogna dell’umane voglie” Dante, Par. I, 28-30.
- ALLA PROFESSORESSA – Stimata Signora, non ho idea di come la narratologia definirà le produzioni del XXI secolo, che è ancora molto lungo. In un social network si potrebbe trovare un emulo Dantesco a comporre: - “E’ come quando x dire uno cammina e sta a metà della sua vita: Sbatte in un bosco così buio che non ci vede assolutamente un c. Ahhhhhhhhhhh………………………… La strada giusta è proprio finita.” Credo che non scriverebbe neppure così: ammesso che volesse leggere questi tre versi, riderebbe per la loro cautela. Oggi la produzione letteraria è fatta da tutti insieme, senza cautela. Provo a fare un esempio di narrativa in prosa, anche se Dante insegna che si può fare molta narrativa in poesia: lui ci riusciva. In poesia è molto difficile farla in un linguaggio contemporaneo: anche in prosa ,però, non c’è mica da scherzare. Essa non può prescindere dalla vita, sia pure in epica; anche l’esempio qui sotto è tutto legato alle sue fonti. - “Insieme ai suoi compagni Itacesi, Achemenide era fuggito dall’antro dell’orbato Ciclope. Com’è noto ai Liceali, quelli che erano finiti là con Odisseo erano stati legati sotto le pecore in uscita. Appena usciti e slegati, c’era stata un’adunata precipitosa perché dovevano imbarcarsi tutti; prima che Polifemo si accorgesse della loro sparizione. Achemenide non era riuscito a raggiungerli: non era prevista né possibile la sua ricerca quale assente all’appello. Tempo dopo, e in un altro Poema, Enea lo ritrovò sulla stessa isola dove l’aveva lasciato Odisseo: a questi non era mancato il tempo d’inveire contro l’inospitale figlio di Poseidone, e scatenare l’ira del padre. L’Itacese ritrovato seguì il comandante venuto da Ilio nelle nuove avventure Laziali. Nel corso di una di queste, Achemenide risalì un colle, su per un soleggiato pendio coltivato a vite. Egli incontrò lo sguardo di una giovane bruna, che era intenta alla legatura. Lei aveva il volto scurito per l’esposizione, ma luminoso, e uno sguardo mobile e fiero. Lui ripensò al passato. Chissà che cosa aveva determinato, tanti anni prima, il suo ritardo nel raggiungere i compagni. Era come se qualcosa si fosse opposto a che lui riprendesse la navigazione con loro.” La narrativa confonde le acque: si può iniziare con Omero e poi riprendere con un altro, in questo caso illustre come Virgilio, infine seguire il proprio corso. Oggi si chiama navigare accedere rapidamente a spazi tanto vaghi quanto quelli marini, con il loro bisogno di coordinate. Ho seguito mia nipote mentre studiava, e mi sono ritrovato sulla terra ferma. Solo che lei è una narratrice interna, mentre io sono un narratore esterno. Le invio i migliori saluti, insieme ai Suoi Allievi che non mancheranno di manifestarLe quel sentimento senza il quale è impossibile la narrativa. La saluto con partecipazione, Mazzarello
- ALL’EUROPEISTA (stralcio) – Nell’anno 754 - Il giorno dell’Epifania - s’incontrano Papa Stefano II e il re dei Franchi Pipino. Quasi nello stesso anno, preso però dall’altra parte dello zero come nell’insieme dei numeri relativi, è fondata Roma. Dall’altra parte, invece, è fondata l’Europa. Per l’Italia c’è sempre poco spazio: meno male che sia così, perché ha sempre invidiato Roma. Poi, ci sono gli Stati Uniti d’America che hanno avuto collegamenti con l’Europa della Riforma: la risposta Cattolica aveva però già persuaso l’America Centro Meridionale; oggi il Brasile ha il primato mondiale per numero di fedeli alla Cattedra Pietrina. Nessuno sa che corso prenderà la Storia: l’Europa ha il carattere dell’ineluttabilità, e tanto basta. La Grande Guerra eliminò il Kaiser e, ora, resta solo una specie di Zar. Solo che quello non è neppure in Europa, è confuso in un mondo fideistico che un tempo era chiamato socialismo e va più in là in Oriente fino alla Cina della quale non capisce niente nessuno. Ci sono anche L’india e tutto l’Islam, dei quali si capisce qualcosa di più, anche se non serve a molto.
- AL MAGO (stralcio) – Antichi Greci e Romani avevano per loro un’autentica passione. Parliamo d’indovini e aruspici, con il loro corollario di rituali e quant’altro. L’oroscopo è prerogativa del potere legislativo, e s’istituzionalizza. Nella Divina Commedia, si manifesta la dicotomia. Simon mago è all’Inferno perché strumentalizza il potere religioso, e con il Cattolicesimo non si scherza. La Sibilla è però citata nel Paradiso, con le sue sentenze che se ne vanno con il vento: con la venuta di Gesù, si salva il contenuto redento del mondo classico. Nel ‘Giulio Cesare’ di Shakespeare, alle Idi di Marzo, l’indovino predice al protagonista eventi minacciosi giusto per quella giornata. I congiurati ascoltano e, solo allora, si convincono davvero che quella è la data giusta. Si predice con successo solo quello che è plausibile. Il resto lo fanno gli uomini. Dicono che secondo Benedetto Croce la superstizione non conteneva la verità, ma che lui ci credeva. Cesare non aveva paura che di rinunciare e, a muovere un dito per superstizione, non ci pensava davvero. E’ già abbastanza complicato capire qualcosa degli avvenimenti, per aver anche voglia di farseli predire.
- AL BIOFISICO (stralcio) - Il Tuo libro (1) può essere letto come il racconto di una dispersione. Uno scienziato acquisisce formazione e cultura: poi s’avventura nei campi applicativi. Li esplora giudiziosamente e rispettosamente. Coglie gli aspetti promettenti, magari in attesa di fare una scoperta. Poi, si scontra con il declino delle risorse comuni: quello precedente, delle capacità, passa sempre inosservato. L’approdo alla Libreria è come quello del protagonista di ‘America’, alla fine del romanzo di Kafka. Egli è accettato al Grande Circo Naturale di Oklahama (sic), dove accettano tutti quelli che sono pronti. Originariamente infatti, l’Autore lo aveva intitolato ‘Il disperso’ ed è rimasto incompiuto. Per così dire, il nostro scienziato è ora addetto alle ‘linee elettriche delle molecole biologiche’. Il dialogo con il lettore può favorire nuovi elementi di ricerca e, chissà, stimolare lo scienziato – dopo esserci arrivato - a lavorare nella Grande Libreria. (1) Paolo Facci: “Biomolecular Electronics” – Elsevier, 2014.
- AL GIORNALISTA – Sir, Anni fa andai volentieri a scuola, anche quando c’era l’ora di religione Cristiana Cattolica. Ci sarei andato volentieri anche durante quella di altra religione, se fosse stata nei programmi e avessi avuto un buon insegnante. In America, non può proprio esserci l’insegnamento scolastico della religione perché là si parte nel XVIII secolo: troppo tardi . Certo, parafrasando Manzoni: se uno la religione non ce l’ha, non se la può dare. Nella scuola italiana, a farlo, non ci provano neanche: tutti hanno troppa paura. Scriveva Machiavelli: ‘Perché dove manca il timore di Dio, conviene o che quel regno rovini o che sia sostenuto dal timore d’uno principe che sopperisca a’ defetti della religione’. Com’è finita qui, lo sanno tutti. Questa è la mia conclusione, anche se ho scritto subendo l’influenza di Machiavelli, che è molto apprezzato in America. Yours truly, Giuseppe Paolo Mazzarello, M.D.
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