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Un viso d’acqua

di Amina Narimi
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Pubblicato il 05/03/2014 21:29:08

Un viso d'acqua chinato come l'erba
nel pieno della pioggia
disegna  l’onda che fa il corpo umano
quando inginocchia la testa tra le gambe


La vedo ancora nel parco dei ciliegi
che si bagna, sulla terra senza figli,

quella donna, prende la pioggia la beve
e smette di tremare quando prega
può chiamarsi Annāh, colei che trova grazia
davanti a Dio. La sento poi voltarsi appena,

andare via con tutta  l’anima

fino al geroglifico egiziano
all’ideogramma fenicio passando per il Sinai
e  giù allo steccato dei terribili animali
alla prova dell’8 nel recinto, col serpente

il più saggio di tutti gli steccati
 
"Quanto è grande l'abbondanza della tua bontà
nascosta, che non mostri per coloro che ti temono"
È così, a causa del bene che nascondi
in te, che le porte del tempio saranno
sprofondate nella terra? Come la semente
cela l’albero, affondando per morirvi,
rinascendo nelle nove beatitudini
che riportano allo zero.  Del collo altissimo
della vergine, sia fatta la tua volontà. 

Nasca la figlia- femmina sterile,  

si sposi col buio _

_del padre.  Canti Alleluiah,  
a chi la penetra nel fondo
per rivelare  il suo nome-
lacerando la madre
aprendo una breccia

nelle strutture più sacre
del mondo che ha messo da parte
la mandorla orlata di luce,
quella il cui guscio è scoppiato
facendo cadere tutte le pelli
dell'Uomo, È luce compiuta 


nell’umidoverde del primo mattino
come un ciliegio  è feconda
l’azione di grazie, la lode che piove
in quel viso  tornato al suo posto
che cade, e poi si rialza
sempre più piano


rimpicciolisco con chi è lontano

leggendo le ossa
nelle sue orme più grandi
voglio tornare  all’indietro
forando il contorno delle cose

per entrare in contatto col suo cuore
nel matrimonio  della Pelle,

finchè ci sarà pelle, o cieca

fino al risveglio,

dove la luce non cessa di discendere
di curvarsi nell'oscuro,

dove l'iride risplende,di chiaro in chiaro,

su questo solco appena aperto in aria.


Può capitare di scoprire
in una rientranza del terreno
un luogo segreto che nasconde
l'amore che va a raccogliersi ogni volta
e il miracolo che entra dentro gli occhi

per la gioia,
quando la luce si presenta intera,

non sarà preso per abbaglio
da affondare nell'oblio- il dimenticare
comincia così, disconoscendo-


io ti tengo stretta, adagio adagio,
fino a casa, seminando luce

sotto la pioggia Tu
mi fai vedere l'anima
tersa tra le tue mani la bellezza


nel suo centro illuminato
il mio sguardo si  solleva a malapena
sopra il calice di questo unico fiore
per inabissarsi  nell’oblio

della  sua contemplazione :
un viso d’acqua, inginocchiato,

che rimane,
senza saperlo, un'onda.


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