Testi difficili gli amplessi del sole
ma voleremo in cielo in carne ed ossa noi due
io ti leggerò di carne
tu reciterai a memoria le mie ossa nell'altitudine
buone per la fossa nella pigra pioggia d'aprile
pochi passi sottili sul filo rosso della ruggine
a digiunare di nuvole, una forma che sia stile.
Diserederai gli arcobaleni del tesoro delle loro sedi naturali
per tenerli in tasca o al guinsaglio come animali sempre pronti
al riporto colorato di qualche secondo fuori tempo dal futuro.
Il pascolo d'oro del tuo cuore, terra promessa
che non sapemmo mantenere, divincola il verde dei suoi fili dappertutto
pur di trovare un prato maturo per le nostre rincorse a distanza di sicurezza
una passata stagione, un'emergenza di brame
dissipate dalla caduta della notte a fionda nel bosco
nel reame della nostra pigrizia di bronzo
faccia nascosta al sortilegio della paura, schiuma di mare
dove ti ho dato quel bacio sulla fronte?
Ho dimenticato il posto
ma doveva essere da qualche parte nei pressi della luna.
Mentre tu continui a far la mamma ed io a scrivere
e di entrambe le cose sembra accorgersene nessuno.
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