Pubblicato il 28/02/2014 21:33:09
Quassù, dove le uccelle succhiano il miele dai cardi selvatici, c'è una chiesetta, a Battedizzo, nascosta da grossi peri senza frutta, appesi ai rami piccole strisce di stoffa in segno di una grazia ricevuta con gli occhi neri, e inzuppati di una nebbia luminosa, si alzano da terra tre betulle e un cespuglio antico di equiseto bianco. Ogni tanto nel silenzio, rispettoso in quell'aria piena, si espande un canto dai lunghi respiri dei capelli nel bagno silvano tra i pini neri sulla sponda del rigagnolo nella vasca riservata per le donne stavamo sedute e guardavamo nude un mondo riparato sotto grandi ombre di castagni centenari, la terra chiara di fiori caduti, in mezzo all'erba alta un cimitero con le tombe morbide, come culle ci siamo sfiorate per un attimo con gli occhi quando il sole d'improvviso ha tolto l'ombra dalla cima degli alberi disperso con un soffio un po' di cielo azzurro sulle nostre spalle fino alle labbra, come fossimo sotto una cupola, tutto pulviscolo, vapore dorato, sospeso lungo i fianchi della nostra vita Ed è proprio lì, nella conca della musica, che abbiamo imboccato un nuovo sogno col catino dei rumori tra le gambe e ondate di silenzio che toglievano agli alberi i sospiri per la caduta della neve a Monte Mario o la via d'aria che si formava tra le mani quando aprivi la finestra della stanza ed io le braccia per sentirti dentro, dall'altra parte del mondo, al centro.
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