Ad appannare i ministri adibiti a fremiti a frantumi di vetri sottratti
costellazioni di gemiti e vapori, denti scheggiati da frutti maturi o acerbi
verdi di sorridenti primavere a indossare gli abiti e prima la languida carezza
della seta diventata nastro astro d'argento, nel riflesso di un barlumle scontato
e poi fattasi lino e cartapesta a consumar la sala in lunghi passi in punta di piedi,
i talloni a spron battuto sulla sedia della cucina a mezzogiorno, sfatato il mito
del fossato, dicevo, ad appannare, speronammo i coccodrilli lasciandoli sgocciolare dalla finestra buona per gli inchini.
I tuoi seni mesopotamici fatti a bella posta, asole di giara nuda, fanno più fresche le mie labbra di una pinta se questo è il codice di una tregua allora berne a fare terra bruciata dell'invito a bere e diseredare la bocca da tutto quello che le appartiene per declinare gli altri inviti. Mi metti sete e mi riempi il bicchiere direttamente dai calici neri dei tuoi occhi e non mi estinugi mai non ti lasci trapassare e canti ancora alla riscossa
di quanti colori hai tinto la tua bandiera.
Frastornato da un' apocalisse da camera ho visto scendere l'anima nel labirinto
dall'alto stremato l'archetipo ho dato fondo alla costatazione amichevole in un lutto nero abbandono d'altre voglie sul foglio bianco omessa la premessa allo stato brado del suo esistere per gioco e mistificare la firma in calce con un atto rapace contorsionista di prematura fissione anatomica.
Le tue parole cara leonessa senza prole date in pasto alla legione dei sobborghi hanno riempito il bancone di saltimbanchi del primo impeto, un secondo impero tutto da ridere.
Salita la bomba in quanti ti vorranno ancora sedotta e abbandonata all'ultima sponda fermata del tram stazione senza tulipani gradassi dall'ira su rotaie per questo meno sincera di una coltellata ma molto più di una pacca sulla spalla?
Ecco brava, fa le fusa aromatiche, incentiva la solita resa dei conti, passa lenta una fila di spose in cerca del natale ed io dopo dieci come sempre smetto di contare.
Barcollo ma non mollo, fanculo dov'è il bagno? Partigiano dell'oblio.
Lo sgabello scosceso a dorso di mulo scollato come il tuo vortice di ambrata parsimonia due lune fluide sotto i capezzoli un solo nesso con il cielo, il divenire mistico di un'immagine.
Il conto lo fai tu a me o mi lasci la mancia?
Dipende dai giorni, li sfoglio come petali su una dorsale atlantica.
D'imbrunire sedotto, la più vicina uscita.
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