Il silenzio può avere molte forme.
A volte è un’acqua buia.
Donatella Bisutti
Conclusosi il nostro breve itinerario sulle tracce della Sibilla, ci dirigiamo non molto lontano dai Monti Sibillini alla scoperta del Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi in provincia di Ancona, noto soprattutto per ospitare al suo interno le cosiddette Grotte di Frasassi, a pochi chilometri dal comune di Genga. Le grotte, scoperte nel 1971 dal gruppo speleologico del CAI di Ancona, sono state rese visitabili al pubblico fin dal primo settem-bre del 1974 e da allora ospitano ogni anno migliaia di turisti pro-venienti da tutto il mondo. Sebbene già negli anni ’60 i gruppi CAI di Jesi e di Fabriano avessero già esplorato parte delle cavità della zona, fin dalla scoperta delle prime “sale” che compongono il percorso odierno, s’intuì subito la vastità e l’immensità del complesso, che per natura e dimensioni doveva in qualche modo costituire qualcosa di straordinario: «Il gruppo speleologico anconetano ha individuato l’apertura di una grandissima grotta [...] le dimensioni della grotta sono talmente grandi che occorreranno numerose ispezioni per stabilir-ne l’ampiezza. Secondo le prime indicazioni sembra che sia una delle più grandi finora scoperte nel nostro paese e comunque fra le prime in una ipotetica classi-fica mondiale. Il gruppo ha ora in animo di effettuare una ispe-zione con permanenza in loco di almeno una settimana» - Corriere Adriatico, 6 ottobre 1971.
Il percorso sotterraneo odierno, accessibile al pubblico, con una lunghezza di 13 Km e visitabile in un’ora e un quarto, risulta suddiviso in più ambienti: l’Abisso Ancona, la Sala 200, il Gran Canyon, la Sala dell’Orsa e la Sala Infinito. All’interno della Sala Ancona è possibile vedere un laghetto cristallizzato e una peculiare formazione carsica che per il suo aspetto è stata denominata come la “cascata del Niagara”, mentre le varie forme assunte dalle stalattiti e dalle stalagmiti hanno dato origine al cosiddetto “castello delle fatine” e al complesso dei “giganti”. Anche la Sala 200 non è scevra di suggestioni offerte dalla natura: è qui che troviamo “il castello delle streghe”, la “sala Barbara” e l’ "obelisco”. Nella Sala Gran Canyon sono le formazioni calcaree assumono degli aspetti monumentali come le cosiddette “canne d’organo” o di entità minore come le “candeline”. Nella stessa vallata delle grotte di Frasassi, nei due chilometri fra le pareti a strapiombo della gola di Frasassi, scavata dal fiume due edifici religiosi tanto diversi fra loro quanto accomunati dalla perfetta armonia con la bellezza spettacolare di questi luoghi: l’Eremo di Santa Maria infra saxa e il Tempietto del Valadier.
La compresenza di due “luoghi del silenzio” a ridosso di un paesaggio tanto roccioso e aspro quanto luminoso e cristallino non è casuale ed è proprio in questo connubio tra natura e spiritualità che l’animo umano sembra elevarsi verso l’assoluto in un cammino dove atma (anima) e maya (materia) si fondono.
L’eremo di Santa Maria infra saxa venne costruito tra le rocce ed è parzialmente scavato nella parete della grotta. Le prime testimonianze scritte dell’eremo sono del 1029 e parlano di un monastero femminile di clausura abitato da monache benedettine. Santa Maria infra Saxa custodiva un’immagine lignea della Madonna perduta in un incendio negli anni Quaranta e oggi sostituita da una copia in pietra. Poco più avanti le forme maestose di un tempietto ottagonale contrastano con le spartane strutture del pri-mo edificio: si tratta del tempietto del Valadier, voluto nel 1828 da Papa Leone XII, originario di Genga, e realizzato in armoniose forme neoclassiche dall’architet-to italiano Giuseppe Valadier. Al suo interno era collocata una statua in marmo raffigurante la Madonna col Bambino uscita dalla bottega di Antonio Canova, oggi conservata al Museo di Arte Sacra di Genga e sostituita da una copia.
Che sia il silenzio di un eremo o di una grotta poco importa: è Genga la vera Signora del silenzio e con lei l’eco delle sue rocce, custodi di un tempo senza fine in un luogo “magico” per natura, ancora tutto da scoprire nelle sue varie forme.
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