L’elegia ci fa trovare, al di là
dell’albero più ferito,
di Paesi e continenti, l’acquabuona,
una cascata di perle e di animali,
dove cercavo il mio menhir
sulla riva del laghetto azzurro.
Intatta immersa e protetta dall’acqua fresca
aveva gli occhi aperti come fosse viva
Ridarle vita con otto stagioni
fu l’unica cerimonia nel cuore dell’inverno
profondo, portare licheni per nutrirla
rimuovendo la brina dagli alberi
mi toccò i capelli.
Ti adoro per la dolcezza, per le mani
e così sia,
anche nel silenzio degli uccelli,
canta.
è un miracolo nudo la nostra creatura
le linee della mano tanti rami e
ad ogni dito il suo respiro fa gli anelli
un panno bianco, di cielo in cielo
nel canto d’emergenza coincide con i sensi,
a un poi, che calma, che trascina
la mia immagine nel Vuoto
dove trovo riparo. dove ti riveli
con il viso mentre mangi
mentre raccogli nascosta la mia mano
ti do un nome, allargo tutti i rami
per avere ancora suoni e somiglianza.
Nella danza fragile precipita il respiro
preme il cuore, dentro quella crepa,
la luce, per quel minimo d’azzurro,
ti è salita fino agli occhi dalla pozza
ho tolto le parole per amarti,
cerva di un solo fianco, nel silenzio,
venuta via dall’ombra.
è con l’acqua che ti fascio il viso, ora,
con le membrane lucide dei sogni,
sei un canale di biancore
tra i rami fino al petto
il segno che racconta un corpo
porta il tuo Nome adesso –Rimani-
nel respiro degli alberi,
l’impronta più Viva
tra tutte le voci
Anima di gioia
sul bianco del foglio-
senza grida.
Scultura Tomohiro Inaba
http://www.youtube.com/watch?v=TodtrEItYx8
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