I buoi vanno come il vento; Pilato si sveglia e chiede: “Che succede? Che succede!?” Allora la Madonna guardandolo con aria feroce, dice: “Succede... che tu, che hai ucciso mio figlio Gesù... morirai di mala morte.” (Joyce Lussu, La Madonna del telaio)
Incastonato tra i Sibillini a un’altezza di 1950 metri, il lago di Pilato, unico lago naturale marchigiano, si trova alle pendici di Pizzo del Diavolo, vicinissimo al Monte Vettore e non molto distante dal rifugio della Sibilla. Il lago, la cui forma ricorda le macchie “a occhiale” di un serpente a sonagli, è da sempre meta di visitatori, turisti, gruppi escursionistici e fotografi attratti dalla singolarità di un paesaggio incantato e incantevole in ogni stagione.
Il lago d’inverno si mostra al visitatore con un aspetto algido e lunare per effetto dei raggi del sole che - riflettendosi sulla candida neve dei Monti Sibillini che lo circondano - ne illuminano l’acqua cristallina e incontaminata, nella quale si posso-no intravedere le sfumature dell’i-ride. Con l’arrivo della primavera questo locus amoenus si trasforma, rinnovandosi in un ambiente denso di colori e odori in cui il ver-de smeraldo vellutato dei prati di montagna sposa il grigio chiaris-simo e il rosa pastello delle rocce calcaree e Flora porta con sé stelle alpine dei Sibillini, genziane, gigli martagoni, nigritelle rubre e altre specie tipiche dei Sibillini.
Tra le acque del lago vive ancora oggi una specie di crostaceo unica al mondo: il Chirocefalo del Marche-soni. Questa specie, riconosciuta solo nel 1957, deve il suo nome a Vittorio Marchesoni, direttore dell’Istituto di Botanica dell’Università di Camerino, che la scoprì durante una delle sue escursioni nei Sibillini. Il chirocefalo è forse il vero e unico custode del lago, in-fatti, questo può vivere e riprodursi esclusivamente all’interno del lago di Pilato perché solo qui trova le condizioni fisico-chimiche adatte alla sua sopravvivenza.
Gli antichi, trovandosi di fronte a un luogo ricco di suggestioni per la sua bellezza, non tardarono ad attribuirgli un carattere magico, legando per sempre la fama del lago a quella della Sibilla Cumana, sacerdotessa di Apollo e custode della spiritua-lità pagana più arcaica e ispirata al mondo della natura. Il lago di Pilato, prima ancora di chiamarsi così, era sede di riti orfici connessi al culto della Sibilla; con la diffusione e l’affermazione del Cristianesimo, tali rituali - poiché estranei alla religiosità cattolica, ma fortemente radicati nell’imma-ginario collettivo “italico” - furono aspramente condannati e combat-tuti, attribuendo a queste pratiche e ai luoghi coinvolti una connota-zione demoniaca. Non riuscendone a estirpare la radice profonda e promuovendo non più la cancel-lazione, ma la sostituzione di un mito pagano con uno cristiano, in età medievale ebbe origine la nota leggenda relativa a Pilato, associando alla fama di luogo demoniaco quello di tomba infernale del funzionario romano che condannò Cristo alla crocifissione.
Secondo l’antica leggenda riportata dalle fonti, è tramandato, infatti, che Ponzio Pilato, viaggiando su di un carro trainato da buoi, per punizione divina fu fatto annegare nelle acque del lago sibillino con una morte degna della «legge del con-trappasso» per il fatto che l’uomo che aveva compiuto un atto d’in-giustizia con fredda indifferenza lavandosi le mani in una bacinella d’acqua potesse morire egli stesso in uno specchio d’acqua d’origine glaciale.
La leggenda di Pilato ha dato origine, inoltre, a un racconto della scrittrice marchigiana Joyce Lussu, dal titolo La Madonna del telaio. La storia narrata dall’autri-ce è reinterpretata: Maria, addolorata per la morte del figlio, avrebbe fatto impazzire di proposito i buoi che trainavano il carro facendolo deviare fatalmente nel lago per poi scegliere di vivere come donna comune, vivendo tra le montagne e accolta tra le Sibille, tessendo, lavorando la terra e nutrendosi di ciò che la natura le offre. Maria, scegliendo di abitare questi luo-ghi, diventa una nuova Sibilla, dal volto buono e dall’animo paziente e operoso, meno inquietante e più umana: il cerchio si chiude e il lago di Pilato, da luogo infernale, ritorna a essere luminoso e incan-tato, simbolo e immagine concreta di una realtà trascendente cui l’uomo sempre anela.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Denise Grasselli, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.