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La Sibilla Cumana

Argomento: Storia/Mitologia

di Denise Grasselli
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Pubblicato il 12/08/2019 17:20:23

Così la neve al sol si disigilla;

così al vento nelle foglie levi

si perdea la sentenza di Sibilla

(Dante, paradiso XXXIII, 64-66)

 

Sacerdotessa di Apollo, indovina, fata, custode di luoghi magici, incantati - e incantevoli -, la Sibilla è senz’altro una delle figure femmi-nili più affascinanti dell’antichità. Scrittori come Virgilio, Dante, Petronio, pittori come Jan Van Eyck, Andrea Del Castagno, Michelangelo – solo per citarne alcuni –, tutti sono rimasti affascinati dalla leggenda della veggente cumana, che, secondo l’antica tradizione, visse tra le cime più alte dell’Appennino umbro-marchigiano, dove ancora i Monti Sibillini sembrano risuonare l’eco della «sentenza di Sibilla». Le leggende che si richia-mano alla Sibilla Cumana hanno un’origine remota: ella, infatti, ispirata dal dio Apollo, avrebbe redatto i cosiddetti “libri sibillini”, i quali furono acquistati dal re di origini etrusche Tarquinio il Superbo alla fine del VI sec. a.C. Tale episodio leggendario, ben noto gli antichi, testimonia, oltre a una sorta di “passaggio di con-segne” – e quindi alla volontà dei romani di “inglobare” all’interno della propria religiosità istituzio-nale culti preesistenti -, che la figura della Sibilla e la sua funzio-ne divinatrice erano ben radicate nell’immaginario comune degli italici e che senza dubbio hanno origini preclassiche.

 

Molti sono i luoghi che hanno visto come protagonista Sibilla e che ancora oggi, come Monte Sibilla, Passo Cattivo, Pizzo del Diavolo, Gola dell’Infernaccio e Grotta della Sibilla conservano nel nome quel legame intenso e antico tra il ter-ritorio e quello che è considerato il suo “genius loci”: nelle civiltà arcaiche, infatti, si pensava che l’ambiente naturale – e in particolar modo nei suoi angoli più selvaggi e incontaminati – fosse custodito da entità divine (come ninfe, spiriti, fauni ecc.), le quali vivevano in eterna simbiosi con la natura, a metà tra cielo e terra, materia e spirito; la Sibilla Cumana, la quale aveva la funzione di oracolo del dio Apollo, si inseri-sce in questo contesto in quanto figura di riferimento per la religiosità pagana popolare legata al territorio. D’altra parte, è possibile rintracciare il nesso tra divinità e ambiente anche nell’antica tradi-zione biblica: nella Genesi (1-2) si può leggere, infatti, che «lo spirito di Dio» - originariamente indicato come ruah, termine ebraico che significa “vento” – «aleggiava sulle acque».

 

Passeggiando tra i Sibillini, immersi nel verde smeraldo dei prati che costeggiano le montagne di natura calcareo-dolomitica e dirigendo lo sguardo verso le som-mità più alte non è raro vedere con i propri occhi l’operato dei monaci cristiani che, spinti dal desiderio di visitare questi luoghi ameni e allo stesso tempo impervi, hanno pian-tato al suolo alte croci proprio nei luoghi che prima erano “consacrati” alla Sibilla, trasformando quel-li che erano siti di culti pagani in punti di riferimento spaziale e spirituale per i “nuovi” cristiani, tra cui possiamo ricordare il noto santuario della Madonna dell’Ambro, sede ancora oggi di numerosi pellegrinaggi, nei pressi di Montefortino. Nello stesso santuario, tra i vari dipinti che lo adornano, si trova un affresco di Martino Bonafini che ritrae la Sibilla Cumana (1610-1612).

Il luogo che più di tutti risulta essere legato alla fama della Sibilla, e per questo motivo oggetto di numerose escursioni, è tuttavia, la cosiddetta Grotta della Sibilla o Grotta delle fate, sita tra Montemonaco e Arquata del Tronto. Assai apprezzato e conosciuto è il romanzo medievale di Andrea Barberino (edizione originale 1473), il quale narra la vicenda di un certo Guerino detto “il Meschino”, cavaliere errante che si recò nei pressi della Grotta della Sibilla per ritrovare i suoi genitori, contribuendo all’immagine della Sibilla come guida spirituale per l’accesso agli Inferi, che le era già stata attribuita nel sesto libro dell’Eneide virgiliana. Tale connotazione “infernale” ha senz’altro contribuito ad alimentare la curiosità di stu-diosi e appassionati di leggende, tanto che dal Quattrocento in poi vi sono numerose testimonianze di vario tipo (racconti, annotazioni, disegni) che attestano le numerose visite alla Grotta. Tra i personaggi illustri che si sono recati alla Grot-ta della Sibilla troviamo Giambat-tista Miliani, padre della moderna speleologia, gli intellettuali Pio Rajna e Gaston Paris e lo scritto-re tolentinate Tullio Consalvati-co.

 

Nel 2000, grazie al Comitato promotore “Grotta della Sibilla appenninica” e al patrocinio della sovrintendenza Archeologica delle Marche, la Grotta è stata oggetto di studio del prof. Pambianchi e del Dott. Beano del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Camerino, dalla cui relazione scientifica è emerso che la Grotta si trova a circa 15 m di profondità da terra e risulta essere lunga circa 150 m. La Sibilla da sempre incanta, affascina e attrae a sé chiunque s’incammini alla ricerca delle sue tracce; ella ha cosparso i “suoi” monti vellutati di indizi, echi e sussurri, ha fatto dei Sibillini un paesaggio unico che vale la pena di riscoprire nel suo splendore passo dopo passo...perché «l’unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell’avere nuovi occhi». 

 

Denise Grasselli


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