Ci pensi tu a richiudermi?
Si, a richiudermi.
Confido nel tuo tempo, nella tua
autonomia, sai ho bisogno di essere
riallacciata, riassestata e riassettata,
riammessa, riconnessa.
Di tutte le mie falle, la tua è quella
che ha trovato dove annegarmi
con la perizia della manina
bianca d'infermiera, blu rabdomante
blu che cerca e scova, che bravura,
la vena sottocoperta.
Di tutte queste cave che ho sistemate
in corpo, necropoli fra osso ed
osso, fra idea e sistema, potevo
volentieri tenere conto senza
dolore, ma il tuo viadotto,
il vaso che volevi, non trova
ancora il suo rammendo, la sutura
ed il calzante e se ne sta là, accidenti,
boccuccia spalancata, smagliatura
senza denari, con la foga e l'entusiasmo
di chi viene prima al mondo e non sa che dietro
le spalle, le basterebbe una voltatina,
tipo Euridice ma ancora meno fortunata,
c'è tanta folla a somigliarle, litri
d'acqua in suppurazione.
Così, dicevo, ci pensi tu?
Hai avuto la chiave, conosci
i rintocchi: si, hai capito, tipo
tre colpi a salve, tre incornate
del battaglio nella campata.
Tocca a te, magistralmente,
il lavorio, la bordatura e con
dovizia sartoriale e un po' di pena,
fare cantiere perchè di questo freddo,
finalmente, io mi possa svestire.
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