Ho fatto un sogno, un sogno
rugiada, alambicco, una placentina
sturata bene dal fagottino, sognato
presto, all'oretta -missile che dalla
fonderia del buio ti raffredda
al giorno, non di lunedì, il mio
sogno tutto uguale al papà mercoledì.
Tu eri in teca come un vishnù, murato
ed occultato, retto nella pancia di
una mansarda mai vista, casa
sconosciuta, e tutta realizzata
in su. Dietro le tue spalle un
bollitore-guscio, una caldaia,
un porro bianco, ti stava a
pennello, tipo Invicta da lumaca,
equipaggiamento dell'astronauta
nel benedetto dì dell'allunaggio.
Io ti facevo un segno, uno di
quelli sciocchi che si fanno quando
si commette una marachella, un tranellino
ruba biscotti, smorfia aerea nella foto
di fine anno, e tu facevi su o giù,
a seconda del mio nascondino telecomando.
Ti tenevo là, e di riserva, come si tengono
erba cipollina, timo e curcuma, comprate,
erano in lista. Di quelle cose che apri
la bocca al mostro pensile e ti dici
serena se stanno buone in panchina
ad esalare il loro alito millefiori.
E tu pistone, infiorescenza, venivi
su al mio richiamo per poi sparire
se la situazione era crac.
Ho fatto un sogno, ti tenevo lì, non
pronto all'uso , di proprietà.
Ma tu non sei se non dei sogni,
dei morticini che non hanno nome,
solo parvenza e son vestiti da
postini, da corridori,
da fresie, o da aquiloni.
I testi, le immagini o i video pubblicati in questa pagina, laddove non facciano parte dei contenuti o del layout grafico gestiti direttamente da LaRecherche.it, sono da considerarsi pubblicati direttamente dall'autore Emilia Filocamo, dunque senza un filtro diretto della Redazione, che comunque esercita un controllo, ma qualcosa può sfuggire, pertanto, qualora si ravvisassero attribuzioni non corrette di Opere o violazioni del diritto d'autore si invita a contattare direttamente la Redazione a questa e-mail: redazione@larecherche.it, indicando chiaramente la questione e riportando il collegamento a questa medesima pagina. Si ringrazia per la collaborazione.