Ci sono Vergini Nere, spose non sposate,
Seppellite sottoterra in tutto il mondo
Dall’isola di Pasqua fino a noi
La terra è piena di queste statuine
Della vergine che deve partorire –
Virgo paritura-
sei andata al mare con la brocca sulla spalla
per consegnarti ai suoi colori ti attendeva
per inchinarsi sugli scogli
portando a fine il viaggio della pioggia
e un’ immensa gratitudine nel cuore
è una mangiatoia il nutrimento che mi viene:
le tue parole e l’acqua che ti scopre madre
di un amore tenero, che ti scava un vuoto,
camminando scalzo il mare
nella casa del pane
sostengono la sera, dove ho riposato,
l’ordine impercettibile di una fede
ed una tua poesia nel segnalibri
piena di svolte, d’impronte umide di fame
di mandragore, dove si bagna con l’amore
il sale fondamentale d’ogni cellula
capace di mutamenti, di tenerezza divina
nel pieno delle tenebre
tutto il vero non è mai definitivo
come la verità,
se ti vedo di nuovo scomparire
un passo dopo l’altro le parole
nei gesti quotidiani dare voce all’afonia
sentendo che il tuo cuore batte lento
mentre io ancora corro via dal labbro
che copri con le mani e una scacchiera.
Non posso vivere senza sogni nelle mani
in quello scambio termico è la vita
se vango attorno a un albero
è tutta la preghiera- nella distanza delle mani,
dal basso risalire, nasce sempre un figlio,
nell’apertura del suo ventre,
si muove appena rasoterra, ma lo slancio
abbandonato in direzione dei tuoi occhi
gocciola ancora di fiducia
e se nell’aria Sorride quietamente
può prendere le ali della grazia
ricevendo un nome nuovo da Sarai,
nella notte più preziosa dell’aurora,
Sarà, la più vicina alla sorgente,
dove accetterete di morire,
Dove il figlio vive.
Così la sera e l’acqua fanno un solo cerchio
Del mistero femminile intorno al pozzo-
come una fidanzata che diffonde
tutto e dentro il suo profumo
salendo con le lettere del pane-
che tiene nelle mani la ricerca
di un luogo certo e del momento
dove il caso
e la più preziosa delle guide
la conduce
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