L’ebreo Gesù era un predicatore del suo tempo, del tutto estraneo alla messa in scena della sua morte e a quello che si vorrebbe far credere che sia avvenuto dopo.
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Il cristianesimo è stata l’invenzione di un altro ebreo, un fariseo, malato di protagonismo. Prova a indovinare chi era!
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Sei sulla strada giusta: Paolo di Tarso (Tarso 5 – Roma 67).
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Dapprima perseguita i seguaci di Gesù.
Poi cambia casacca (intorno agli anni 36/37).
Afferma che Gesù è il Messia, il Cristo, l’Unto del Signore.
Fa credere addirittura che Gesù lo abbia scelto come suo apostolo.
Infine si inventa che Gesù è resuscitato, e dice a chi lo segue: “Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra [di lui, Paolo] predicazione ed è vana anche la vostra fede”. (Prima lettera ai Corinzi, 15, 14)
Dà così origine a una nuova religione, il cristianesimo, che ha il suo fulcro nella fantasticata resurrezione di Gesù.
Il nome di Gesù gli serve strumentalmente solo per affermare i suo ‘egocentrismo’ e per dare credibilità alla sua fantasticheria.
Con i suoi seguaci, Paolo comincia a diffondere, in vari paesi dell’Asia minore, la ‘sua’ teologia.
Qualche secolo dopo (Concilio di Calcedonia, 451) la teologia di Paolo diventerà la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica, la quale gratificò il più grande impostore della storia con il titolo onorifico di Santo.
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