Le cose si conoscono l’un l’altra
In quel luogo dove Dio ebbe finito
Il centro esatto
E quel vapore intorno agli alberi che tocco
Non è un’afflizione se non ci sono bordi,
Sono gli angeli,
Che tengono gli uni agli altri i rami,
nel prodigio di salire
Spingendo avanti le montagne per comprendere
Nel vuoto aperto un’anima,
Dove noi vediamo una chiusura,
La natura che ci parla di ritorno.
C’è voluta un’intera vita e ancora claudico
Per vedere che non c’è orizzonte, il cielo e l’acqua
Sono lo stesso essere in alto e in basso
E la rosa di Duino non vive separata
Dal sentiero che ricopre sul muretto
Così la luce diventa ciò che tocca
Le cose gli alberi il vapore le nostre ossa
Se solo tu potessi intravedere lo splendore
Delle rose senza bende sul tuo viso
Di come l’alto e il basso stanno sulle braccia
Si dilaterebbe il cuore farebbe grandi le tue mani
Nel toccare il dentro quando viene fuori
All’universo Aperto dove vivono
Tutte le creature, e i morti
Come là, il reciproco sfiorarsi
di una mano in una mano,
sono privi di possesso
nell’interno indimostrabile
dove Nulla c’è che attende per la fine
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