Pubblicato il 30/06/2009 09:42:02
che voja de dormì che mm’è rimasta aji occhi sarà sto callo che ce toje l’aria e il respiro te fa’sentì ‘na cera de ‘na candela accesa e ogni anno a dire sempre ‘e stesse cose: quanto fa callo e poi quanno piove beati quelli che stanno fòra… insomma com’a giri e a vorti se lamentamo sempre e solo de quello che ce manca non s’accontetamo mai de quello che c’avemo Stanotte stavo cor ventilatore acceso l’aria anche se poraccia, m’arivava a damme n’attimo de sollievo ma quello che più me sollevava era quer fruscio che m’emanava sembrava pioggia in lontananza poi più vicino… e così n’artr’illusione me regalavo come quer cuscino che strignevo a me e me diceva piano: “t’amo, te vojio bbene amore mio!”
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