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Enrico guarda il cielo

Argomento: Esperienze di vita

di Marco Tealdo
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Pubblicato il 15/12/2007

Chi ha detto che i sogni più folli sono soltanto mere utopie? Alcuni dei grandi progetti che hanno cambiato il corso dell’umanità sono nate da sogni di piccoli uomini. In fondo “il vincente è un uomo che non ha mai smesso di sognare” (Nelson Mandela)

Sono momenti che non sfuggiranno più alle maglie strette della memoria. Attimi continuamente presenti nella vita di ognuno, che segnano una decisione, indicano una via, infondono coraggio ed energia nuova ogni volta che fanno capolino dalla scatola dei ricordi. Ognuno di noi culla alcuni di questi pensieri che all’improvvisano affiorano quando la stanchezza prevale sulle forze magari anche nei posti meno consoni: al rosso di un semaforo, nel traffico della metropolitana, tra i banchi del mercato, durante una noiosa riunione di lavoro od in una più turbolenta di condominio.

La scatola dei miei ricordi è debordante di questi pensieri che mi riportano alla mente volti, frasi e persone con cui ho condiviso i sogni dei vent’anni: un progetto comune sul mondo, la scoperta di un ideale – il più grande per noi –, l’amore per gli ultimi, i soli, il progetto di lotte per soppiantare l’ingiustizia che governa il mondo.
Marco, Giorgio, Benedetto, Massimiliano, Tore, Ivano, Simona, Angelica, Tiziana, Cinzia, Grazia, Luis, Roberto, Emanuele. Sono quei volti, quelle persone con cui ho sognato qualcosa da lasciare al mondo e, nonostante le vite di tutti non siano sempre conformi ai sogni dei vent’anni, il pensiero di quei momenti alimenta ancora oggi il mio spirito più razionale e meno sognatore.
Ma ogni volta che le nostre vite si incrociano … il pensiero si riaccende del fascino di allora. Un po’ come i quattro amici al bar di Paoli che sognano e poi fanno ciò che possono ma qualcosa di magico rimane ad unire quelle storie intrecciate di sogni.
Pensieri difficili da capire quando si superano i vent’anni e si impara a conoscere meglio la vita.

Così l’altra sera il trentenne suonato ero io. Nonostante l’età (!) non disdegno di una passeggiata notturna sugli scogli del mare di Sicilia specie se i bagliori della luna piena e della via lattea inibiscono le ombre. Uno scenario che apre i sipari dell’infinito al quale consegnare le fatiche e le salite della giornata e, più in genere, quelle della vita. Un vero relax rigenerante.

Mi raggiunge Enrico. La stessa età dei miei sogni di allora e una passione per la vita razionale e trepidante allo stesso tempo. Una miscela ben calibrata di sogno e ragione, di passione e serenità. Un ragazzo con il desiderio di spendere al massimo e nella normalità l’unica vita che si trova fra le mani. Un sognatore coi piedi per terra. Davvero una rarità per i suoi pochi anni.
Mi coglie all’improvviso con domande di cui le risposte si possono cercare solo tra le pieghe dei sogni più arditi: il mondo unito, la giustizia del mondo, l’equa divisione delle risorse, il desiderio di spendere le proprie energie per portare nel mondo lo spirito della fraternità.

Gli argomenti incalzanti suscitano un ascolto reciproco non comune e mentre ne parliamo con lo sguardo puntato allo spettacolo mandato in onda dalle stelle sopra le nostre teste, ci accorgiamo che quegli obbiettivi, apparentemente irraggiungibili, si fanno certezza se diventano il riferimento del nostro vivere di tutti i giorni.
Una volta ho letto da qualche parte che un uomo è grande nella misura in cui lotta per raggiungere i suoi sogni. Ogni giorno.

La luna, il carro minore e la via lattea sono ancora li al posto in cui le abbiamo incontrate. Unici testimoni silenziosi del concepimento di nuove speranze nel cuore di uomini che provano a trasformare le loro vite non in nastri che si sciolgono lentamente e senza sussulti ma in avventure mozzafiato.

Così mentre il buon senso ci suggerisce un rientro immediato prima dell’avvento dell’alba mi volto ancora un attimo ad osservare quel cielo che ha partecipato al colloquio con Enrico. E tra le pieghe luminose del cielo trovo tutti i miei amici sognatori ed idealisti. Con le speranze di allora.
E mi consola pensare che sono momenti come quello vissuto con Enrico a rendere gustosa la vita. In fondo – continuo a pensare – per rimettere sempre a fuoco questi sogni basta alzare lo sguardo e puntare il cielo. Come ha fatto Enrico.


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