Vagai per molti giorni prima di giungere alla piccola valle. Il sole splendeva alto nel cielo, indifferente alle inezie.
Lì notai un torrente che ne rifletteva i raggi .
Mi ci avvicinai.
Volevo rinfrescare i piedi stanchi .
Appena lo feci, stupita, mi ricordai di quell’acqua: era il mio ruscello amico!
Quante sguazzate insieme, in altra parte del suo corso. No, non potevo sbagliarmi, si trattava dello stesso rivo.
Tuttavia glie lo chiesi.
Amo comunicare con la natura; in essa trovo purezza, incanto, braccia ancestrali .
In tutti questi anni quante particelle di H2O avevano scorso greto e ponti?
E quante cellule si erano modificate e perse?
Non ha importanza, pensai, ritrovarsi è ciò che conta.
Ne ha molta invece. Se i cambiamenti avvenuti svelano le parti in ombra.
A guardarla bene, la sua acqua non era più limpida e guizzante. Ma torbida, con puzza di rancida melma.
Perciò indagai a fondo andando a controllare le sponde vicine, e mi accorsi che da diversi punti s’infiltravano flussi nauseabondi .
Il mio “amico” bovinamente li accoglieva impregnandosene fino a contaminarsi.
Tolsi i piedi, tra l’altro morbidi e lisci, e senza una parola li rinfrescai altrove.
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