La poesia è questione di sangue.
Una bazzecola imbrattare,
scorazzare con il verso sotto il braccio
a mo' di baguette o di giornale.
Ma la poesia, quella che io e te
sappiamo, quella è come il parto,
l'ustione, la frattura. Scrunch fa
l'osso ed il tendine saluta,
vaporetto in partenza all'ora di punta.
La poesia è il primo dente
cavato dalla tenaglia con insolenza,
il primo ingresso d'uomo in donna,
la macchia da femmina nella teglia
immacolata della fu bambina in
un giorno di scuola.
E poi è lutto, tac, finito, rotto,
irrimediabile, inguaribile, letale.
Quindi a tutti gli impostori, agli
sfaccendati, ai presuntuosi va
detta questa cosa: poesia è
fame più dolore.
Quando vedo tanto sorriso,
quando fiore e gioia rimano
sale e pepe, inorridisco.
Noi siamo ingessati e contusi
dopo ogni cosa che ci esplode
dentro e che si aggrava.
Guai ad alzarsi sani dalla
diagnosi di questo malanno.
Non si cura al moncherino
il pezzo mai formato.
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