la mattina, poco dopo i nuovi si
conviene alla stazione, quanto a te
nella monotonia in cui puoi notare
i punti di attacco di ogni cosa, vedi
dai fianchi dei bagagli le destinazioni
avverti l'odore dolciastro dei sali e tabacchi
da come nascono i sorrisi per qualcosa
un puro caso tu e l'addetto delle pulizie
lui più anni nel mostrarti non averne
posa il bastone, nasconde la fiamma
espone la fede gli insulti la famiglia i figli
la vita con gli occhi tornati dritti dopo acceso
che indicheranno un culo di passaggio
nella stazione tutto può fermarsi
al volo breve dei piccioni in galleria
come in una grande gabbia stanno alti
cagano sulla varietà di vestiario dei fruenti
tanto incauti a essere entrati
poi gli tornano tra i piedi
fortuna vuole Ges, Lei siede al suo lastrone
il solito perché è sulla banchina giusta
un libro che non legge, lascia
risposte a domande come banconote in terra
rimprontato l'ascolto resta ad osservare
la vita in ritardo degli altri
Ges e il sole di traverso
una mano avanti mentre scruta al cielo
il tabellone e pensieri pensieri quanti pensieri
porta l'età quando non è esatta per avere
i seni piccoli che nella gravidanza
le hanno detto fioriranno.
Ges prima di andare è sempre lì
sul punto di alzare gli occhi per l'arrivo di qualcuno.
E io non vado.
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