"Morire la domenica chiesa cattolica
estetica anestetica provincia cronica"
un posto qualsiasi dotato di fabbrica
sesso a strappi
a tratti dimestichezza coi sentimenti.
Tra le vie del centro e le pinete della costa
c'è un legame di panchine
prese d'assalto per vomitare comodi
fuori dalle discoteche
o per scrivere su legno piccole eresie
un cozzare di nomi e di centimetri
di cuoricini uniposcati.
La mattina si svegliano presto
i provinciali a Stalingrado
nonostante i postumi di una vita sgualcita
come la camicia di tuo padre quella volta
che tornò a casa coi pasticcini
ma a vederlo passare dalla porta
si era già chiuso lo stomaco a tutti.
Tocca calare nella fossa
come calciatori
a sbrinare l'acciaio
tenendo al fresco il pensiero
l'unico vizio di cui corri il rischio
di diventare astemio,
un grumo di musica negli auricolari
il coacervo delle televisioni e i calendari
con le tette appese ai muri.
Ti ricordi quello squarcio di luna tra i canneti
la prima volta che ci siamo baciate?
Le alghe ti facevano il solletico ai polpacci
e ai languori
e i gatti mutanti venivano a salvarti dai miei assalti
se solo fischiavi.
Un bacio rubato di cui non si vanta il ladro
dura il tempo dell'estate.
Ma un giorno l'ascolteremo into my arms
magari al liceo
non ci credi? Te lo giuro
contro ogni pronostico
ma la certezza che non sarà la nostra canzone
mi mette già l'inverno addosso
il freddo mi sbianca le ossa.
E' trascorsa la stagione delle fragole
degli assi nelle maniche
eppure si torna ad avere voglia
di credere ancora nell'amore
per così poco sai a volte
basta un libro una canzone
un'ora un fiore dai petali dispari
ma è la voglia a non bastare mai dono degli dei.
Potenza della mimica vittime della dinamica
le parole non si amano
non ti cambiano le parole
non aggiustano le cose.
Lo impara in fretta questa bellezza che nasce in periferia.
Del suo mito mantiene l'arsenale
ma paga un tributo di sostanze elementari:
il sangue, le lacrime
la terra che s'attacca alle scarpe
la pelle, le squame
i ricci che ricadono sulle spalle
incendiati da un crepuscolo di mare.
Le ragazze fanno grandi sogni
come potrebbe essere altrimenti?
Le ragazze fanno grandi i sogni
ma la realtà vince comunque
qualsiasi cosa fai o pensi
e allora aspetti...
e il futuro ti fa sentire sola
quando ti separa dal resto
dalla parte che ti manca
per essere te stessa.
Non è un tempo questo futuro dimenticato
disarcionato in un cassetto
è un egoismo
un incantesimo, un presagio
un complotto dell'universo e uno sgambetto
ai nostri tredici anni che non torneranno.
Le cose migliori risplendono di paura
la prima volta che le guardi
l'opera prima val bene
un secondo esordio degli occhi.
La fabbrica la spiaggia
la coca la fica
il potere dei soldi quando ti mancano
e la famiglia si disgrega
depone le armi
sulla colata di cemento che glorifica il giardino
non sa resistere alla falla nel sistema
implode nelle prime colazioni
le mancano i fondamentali
per l'esegesi del mattino.
Anna e Francesca allora si scambiano la pelle
si sporcano di fango.
Anna e Francesca zaino in spalla
o nel retrobottega dell'anima
a ballare il tango
uno spogliarello dell'innocenza
deposta sul bordo sconnesso di una vasca da bagno.
Quante braccia ti hanno stretta per diventar quel che sei?
Io te lo direi, tu me lo diresti?
A voce bassa.
Pur di trovare un posto ai miei lividi
tra le tue braccia
sventolerei una gita decentrata all'isola d'Elba
come una bandiera bianca
aspettando l'alba mano nella mano
in segno di resa.
Cosa vuoi fare da grande?
La scrittrice risponde:
voglio raccontare la storia di due ragazze
della loro amicizia presa a calci nelle palle
di come erano belle sulla sabbia deturpata
seminavano il panico
vestite di adolescenza allo stato brado
come di rugiada.
In memoria di un salto nel vuoto
il rimpianto è solo questione di tempo.
Me ne accorgo in un ferragosto industriale:
eccole
simbiotiche
guadagnare il centro della pista
sfrecciando sui pattini
col sudore della fronte
insieme detengono un potere
che dura solo pochi attimi
in regime di monopolio, un' ipnosi
io le vedo sospirando dagli spalti
in un angolo ai margini della festa
dall'estremo confine del mondo.
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