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Quattro cristiani e un musulmano

di Carlo Tontini
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Pubblicato il 15/10/2014 15:30:18

_QUATTRO CRISTIANI E UN MUSULMANO_

                                         (sogno al finir del sonno)

 

Ancora non sapeva se credere oppure no, se esistesse, al di là del sonno, la veglia.

 

( Se aprendo gli occhi si mettesse un punto, una fine? Se non si richiudessero più e ci lasciassero brancolare in un sogno senza fine? E al calar delle palpebre, di palpebre fatte di sogno… )

 

Tre colpi alla porta fecero tremare il sogno, Nunzio disse avanti. Cigolio. Aperti gli occhi, Nunzio, vide la porta ancora chiusa. Serrò di nuovo le palpebre.

 

( L’ho creduto come fosse fatto di realtà, ma sbagliavo.

-hanno bussato la tua  corteccia Nunzio!-

         - cosa?-

                                             -è un picchio. Vuol fare il nido

                                                        nel tuo cervello…-

 

                     -non penso: penso

                      sia stato Florindo…-      

                                                                                -… mmm …- )

 

Come fece Florindo ad entrare non ci è dato sapere. Nunzio lo guardò bene in faccia e notò: - che hai fatto?,- qualcosa di strano, - t’hanno picchiato, che è quella faccia livida? -. Continuava a non sapere se credere oppure no, sommerso dalle coperte, guardava il suo tumefatto amico. Sorrise Florindo, ai piedi del letto, tra i lividi e le sacche di sangue rappreso: - guarda che è tardi, giù ci aspettano Nuca e Oriano. - - Allora mi vesto e scendo. -

 

( C’è un qualcosa d’inafferrabile in questo momento, in questa mattinata evanescente, c’è un qualcosa di sempre: Nunzio s’alzò e s’affacciò, e giù, in strada non c’era nessuno.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         È dolce richiudervi,      oh palpebre del sogno! )

 

Una sassata crepò il vetro della finestra, Nunzio la raccolse, era un gesto. Un gesto avvolto in un messaggio scritto sulla carta: è un gioco senza regole. Nunzio incise sul sasso un messaggio: e come si gioca allora? E rilanciò il tutto nella crepa, che divenne una bocca: - baciami! –

 

-Ma sono solo un bambino!- tremò Nunzio: il vetro spaccato è tagliente.

 

Nunziò abbandonò la sua stanza e scese le scale, fuori la porta c’erano tutti: Florindo, Nuca e Oriano: - ah finalmente! Corri, vieni, guarda! – cantarono tutti e tre, e Florindo (che aveva ora una faccia normale) alzò, stretta nel pugno, una mazzafionda.

Battette le ciglia Nunzio: - LA FIONDA !!! – le ciglia si legarono e lo imprigionarono nel buio. Strinse tra le mani l’angolo della sua coperta.

 

( Credevo d’aver fatto le scale all’ingiù, d’aver visto gli amici miei e d’averli sentiti cantare.

                                                               Una biglia di vetro ha staccato l’intonaco 

                                                 del muretto di cinta.

                                                                      “Chi è stato?” grida furiosa mia madre,

         “sono i tuoi amici Nunzio!” )

 

Nunzio si alza dal letto e s’affaccia, sente risatine in lontananza: “chi ha staccato l’intonaco dal mio muretto di cinta?” grida. Fa capolino un ragazzino musulmano, i ricci capelli neri brizzolati d’intonaco. Da lontano tra le siepi s’alza una mano : - sono stato io! – stringeva una fionda. ( LA FIONDA!!! )

 

( - Florindo! Lo sapevo ch’era stato lui!-

                                                                     -Tendi sempre ad incolpare Florindo,

                                                                                magari sbagli… - )

 

Un picchio, intanto, guardava con occhio di brama la tempia di Nunzio.

 

( -… mmm…-

-…un picchio?…-            

                                       

                                                    -te l’avevo detto. Che  fai ? Ti alzi o aspetti

                                                                                            che quel picchio si

                                                                                                             decida?-                 

                                                                                                                                                                                                      

        -Devo alzarmi prima che quel bastardo si decida -)

 

Ora Nunzio, sveglio da qualche secondo, non potrebbe neanche lontanamente immaginare tutto quello che è successo proprio in camera sua, proprio nella sua testa da dormiglione.  Soltanto avverte dell’ipersensibilità a una tempia e, prendendolo come un dato di fatto, non se ne preoccupa al punto di non affliggersi più nell'ostinata volontà di trovare a tutti i costi qualcuno da in colpare.                                                                                                          


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