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Da due lire

di Adielle
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Pubblicato il 28/12/2013 03:58:36

Stavamo a guardarci negli occhi

confezionando prismi marchiati a fuoco

sonnambulismi da buffoni ai rintocchi della chiesa

e la fanfara del dileggio conta poco

contaminando il vino nei bicchieri con annate di malavoglia

portate fuori condotta da strali senza resa

alle luci del mattino che per prime

abbattono a spallate la sua soglia

 

cantando le canzoni che fan più roca la gola

abbiamo perduto i minuti e anche le ore

a reperire immagini succulente

per non far morir la voglia

su una vela che non si gonfia e vola 

la sua ancella spaziale che non mente

e dice sempre a chi la prende

la sua strofa per le rime

 

e quindi abbiamo fatto l'amore sulle scale

prendendo in giro tutto il resto

che non fosse un campanile

che rintocca il bisogno di consumare quell'amplesso

ai quattro venti trasaliti dal freddo

di questo immenso cimitero chiamato addio

ma è un addio che non vale

perchè mai ci lasceremo per davvero

saccheggiare da questi tempi infranti

 

staremo attenti a non portare fiori finti sulle tombe

e le nostre sponde non disubbidiranno ai mari

che le consegnano ai naviganti d'occidente

come fossero guance d'accarezzare

ma di notte il giorno è sempre un po' più scuro

e la morsa stringe anche i salari

 

ma ho avuto momenti di gloria

in cui ho bevuto birre da sette euro la bottiglia

toccato seni alla vaniglia

camminato sulle acque senza essere Cristo

bruciato la mia croce tra i rosari

predetto il futuro a mio padre

regalato la sottana di mia madre 

alla meretrice che ancora non mi partorisce

perchè ha altre cose da fare

e il suo turno di riposo ancora non finisce

 

un bacio dato in contumacia per la gioia del pretesto

che non essere presenti a sè stessi

sia una cosa da cui ricominciare

ci ha consentito di essere tristi più di quanto

non fosse lecito pensare data la nostra fede

nel comunismo biforcuto della trebbia 

 

questa rabbia bastarda è una lupa senza prede

da riportare a casa per cena 

evitando le lame delle trappole

e i cuccioli ventre gonfio muoiono di fame

sulla mia tempia sinistra pulsa forte una vena

esco volentieri di scena

prima che venga il mio turno di dire cos'è la verità

 

se tutto mi uscisse se aprissi del tutto i cancelli

i pensieri impugnerebbero rastrelli

per raccogliere foglie e sterpi per il rogo

nel giardino di qualcuno

scusate se mi sfogo ma quando mi sfogo

non ho voglia di chiedere scusa a nessuno

nemmeno a te che mi sei vicino

e hai fatto del tuo abbraccio una vigna

in cui essere entrambi trattori

che il vino più è buono e più non ha pietà

 

proprio come te

 

c'è che dice che son morto malato

e comunque non torno normale

senza nulla volere in cambio

gli regalo una bestemmia per Natale.

 


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