Tenerezze carnali
come labbra cieche
benedetti rami! e un cuore..
Mi sono aggrappata così forte
per sapere tra il tempo del segreto
e te, esposta come un orlo sul mio plesso,
evocando la realtà la pelle in atto
Privilegio e limite le palpebre
la tensione di aderire con lo sguardo
fino a dove ti sento poi sparire
si apre l’anima, la vedi quando
stacca via dal tronco e balza fuori
con le cose intorno umane, per vedere
quando il pane viene via dal cesto che ti porto
per sfiorare il buio dell’uccello azzurro
dove le parole si sono ritirate, dove
si muore di continuo si rinasce. A poco
a poco imparo col finire la scomparsa-
il grido di richiamo e la risposta:
non avere paura di quel vuoto
se dentro un altro riposa ogni respiro
se non distingui l’andata dal ritorno
c’è dentro un caverna un astro,
una cupola di musica del parto
sonoro fecondato più che amore
con un gesto
irradia dal silenzio che rimane
Come l’acqua è della terra
e del cielo insieme, l'equilibrio
solo unendo si rinnova nel perenne
per congiungere ricchezza a povertà
Così sotto le palpebre
nell’infinito ciclo che le fa perfette
unisce un’acqua l’anima alle cose
toccando l’invisibile si tende
dal silenzio al suono
come per sposarsi, sempre.
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