Pubblicato il 05/10/2014 12:24:31
E continuo a camminare, per raggiungere un traguardo o perché forse sto arrivando alla fine di un viaggio. Cammino senza fermarmi e senza voltarmi indietro. Il passato non serve, è solo la spinta per andare avanti. Cammino e cammino finchè il cervello mi dice “basta!”, ma le gambe hanno ancora forza, le ossa mi reggono ancora e continuano ad andare avanti senza chiedersi il perché. Le scarpe sono oramai consumate, ma continuo ad andare avanti con la sola compagnia delle mie malinconie e delle speranze disilluse. Cammino ancora, sono stanca, non ricordo più dove sto andando e perché. Le suole consumate fanno intravedere i piedi ormai sanguinanti, ma continuo ad andare avanti. Non sono i piedi a farmi male. Vorrei potere capire se la mia partita con la vita l’ho perduta o ancora mi spetta una rivincita. E ne avrò la forza? Avrò ancora arcobaleni da immaginare e fotografie da mettere lì in bellavista sul cassettone per poterle guardare e vedere come siamo cambiati? Vedere quei sorrisi da posa e i capelli non ancora imbiancati e quella voglia di correre senza nemmeno chiedersi verso cosa. Ma cammino e cammino, ho buttato via le scarpe, non servono più. I piedi ora sanguinano molto e incominciano a farmi male. Cerco di guardare se c’è un posto dove possa fermarmi anche per un attimo, per riposare, per riflettere. Guardo avanti a me ma la nebbia non mi fa vedere nulla, per quanto io sforzi la vista vedo solo pallida e traslucida nebbia. … Sono allo stremo, un sottile fiato di vento mi rinfresca il viso, dirada leggermente la nebbia. Intravedo qualcosa, sembrano sbarre di ferro, Un soffio di vento più forte spazza via la nebbia. Adesso vedo. Sono su un viale, chiuso lungo i bordi da una inferriata di ferro che arriva fino al cielo. Sembra una gabbia. Non c’è via d’uscita, devo andare avanti. Mi strappo le vesti, ne faccio fasce per i piedi, e cammino. Vita bastarda non ti concederò la mia sconfitta!
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