Una grazia che ignora se stessa
un po' larga di fianchi
qualcosa di cui potevi fidarti,
nuove prospettive alla durata,
tra ciò che Lei toccava, e ciò che la circonda
dove finisce il suo corpo..ora
sembra un’estensione con le cose
nel soffio del sole che viene leggero
foce di suoni e colori
più fitte che mai le sue mani
sanno di mirra e d’incenso. negli occhi
c’è un minareto, e una pioggia trascorsa
sulla sua schiena, di neve su neve
per tutti i capelli bagnati
a splendore
in coincidenza con lo spazio
lasciato vuoto per la mente
le gambe corrono tutta questa danza
del suono come limite, dell’egoismo senza meta
nei tuoi gesti. Nell’acquario forse
i pesci muoiono, senza sfoggio d’umiltà,
senza mansioni. Invece l’usignolo
può cantare molto a lungo
nella sua mole piccolissima
e un cigno volare gli ottomila
senza fatica del respiro
riempiendo tutti gli spazi liberi con l’aria
fino alla vertebre, alla cima delle ali..
quando resterà più luce
allora immagina
il gran peso delle Notti
guarda coi tuoi occhi sani
per sentire ancora al buio
la latitudine dei sogni
dove l’amore è indissolubile
quand’è libero. Trattienilo
nel volto
c’è più del semplice passato
che rimane,
il suo canto puro
verso l’Aperto.
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