ECHI DI CRUDELTA'
(Attraversamento ondivago nelle arti)
Nel presente scritto verranno stabiliti dei coefficienti di correlazione tra materiali d'ascolto e possibili letture-visioni, tali da produrre nell'insieme un itinerario ondivago, che recherà tracce ed echi di crudeltà.
Affrontare il tema terrifico della crudeltà da un'angolazione prettamente artistica, con l'intento di scorgere alcune delle sue salienti manifestazioni, vorrà dire, pur sempre, addentrarsi nel tempio immenso dell'umanità e nei risvolti di disumanità, per scandagliarne le forze recondite e tentare di saperne, forse di più, della natura e dell'essere (o della natura dell'essere).
Nel corso della lettura si chiederà di " abitare " un'ipotesi di tipo fondamentalmente associativo.
Anzitutto diremo che la crudeltà, in virtù della tensione ad altissimo grado di cui si alimenta, tenderà, per sua natura, ad imporsi con estrema vivezza sul fronte emotivo. Noteremo anche come, nel suo imporsi, essa riesca persino a fluire, disegnando un imprevedibile e sconcertante abisso, che si renderà collegabile con sensazioni intense, dalle evidentissime conseguenze. Potremo in fondo considerare la crudeltà un plenum di radicalità dal carattere talvolta informe e scosceso o vederla come un'esplicitazione ferrea e particolarmente marcata di vicissitudini interne, dove la psiche risulterà essere continuamente oscillante tra smarrimenti, pulsioni e obliqui aspetti decisionali. Aggiungeremo inoltre che la crudeltà avrà in genere un suo peculiare modo di essere maniacalmente offerta e " liberata". Tale inconfondibile modalità di esplicitazione della crudeltà si tradurrà, per l'appunto, in un rilascio compatto e inequivocabile di tensione.
Dal punto di vista musicale, l'intento di avvicinarsi a un così complesso e spigoloso argomento è palesemente dichiarato, ad esempio, nei Due notturni crudeli che portano la firma di Salvatore Sciarrino. Trattasi di brani pianistici nei quali tracce di veemenza sonora si uniscono a fatidiche insistenze timbriche, dinamiche e accordali, dove l'ascoltatore si ritrova ad essere accerchiato da una volontà di ricerca di tensione nel gesto. Musicalmente parlando è soprattutto nel gesto, infatti, che viene a dispiegarsi e a rivelarsi un chiaro esito di suono per l'appunto "crudele" (o ancor meglio dotato di una qualche matrice simil-crudele).
Pur mancando nei titoli un esplicito riferimento al tema in questione, potremo scorgere impronte non troppo dissimili nelle composizioni della britannica Rebecca Saunders. Le sue musiche facilmente si uniranno qui a formare un possibile mosaico tematico. Potrà essere citato, a titolo emblematico, il brano Into the Blue, datato 1996 ed il Quartet del 1998. L'ascoltatore intento a fruire di queste originali parabole di musicalità, non troverà un vero e proprio agio, giacchè l'espressività inseguita rimanderà con evidenza a mescolanze di ingredienti sonori di sommessa ferocia, con apparenti sprazzi di irrazionalità, ma il materiale risulterà nel complesso uditivamente convincente e oltremodo incisivo.
Arrivare in qualità di ascoltatori a "sentire" e avvertire echi di crudeltà nella componente sonora vorrà dire quindi entrare soprattutto in contatto con una motilità e con una fisicità ben specifica, generata e variamente restituita dall'interprete - esecutore.
Una "physicalité", per usare un termine francese, che non potrà essere occultata o lasciata sottesa, anzi, in questi casi sarà resa tecnicamente e interpretativamente impattante, dunque memorabile.
Le tradizioni iconografiche del passato e conseguentemente la ricerca plastico- figurativa e performativa del presente hanno avuto e hanno in genere molto da dire sulla teatralizzazione dell'aspetto puramente gestuale, in un ambito di simulazione e di dispiegamento di crudeltà. Risalendo indietro nel tempo basterebbe citare il celeberrimo dipinto caravaggesco Giuditta e Oloferne, grazie al quale potremo senza dubbio arrivare ad affermare che la crudeltà sia da considerarsi per certi versi esente da ambiguità. Mi riferisco al fatto che essa possa risultare indubitabilmente riconoscibile, per il suo portato di turbamento e spesso di fatica e orrore.
L'azione di crudeltà lascia con evidenza vibrare uno sforzo. Studi sulla fisiognomica e sull'efficacia visiva hanno infatti approfondito questa tipicità dello sforzo all'interno di una gestualità crudele, tesa ad evocare in modo drammatico peculiari comportamenti, azioni, pensieri.
Continuando a costeggiare il tema, ma facendo un agile balzo nel presente, potremo ritrovarci a portare una fugace attenzione verso l'artista austriaco Hermann Nitsch, esponente radicale dell'azionismo viennese. L'innesco di tensione nel suo caso è garantito addirittura dalla presenza del sangue. Fra rito, inevitabile provocazione e scalpore si muove la sua ricerca, indirizzata al perseguimento di un fine catartico. A Napoli, sul finire del 2018, si è festeggiato con un nuovo allestimento un duplice anniversario: gli 80 anni della sua vita e i dieci anni dalla nascita del museo a lui dedicato.
Anche Antonin Artaud ha trovato più che necessitante esplorare e lavorare arditamente nel solco della crudeltà . Non sarà fuori luogo ipotizzare un aggancio con la specificità dei suoi scritti. Sono celebri - e presumibilmente digerite - le ipotesi di rivitalizzazione del teatro, in special modo l'assunto secondo cui il valore stesso del teatro possa risiedere esclusivamente in un rapporto magico e atroce con la realtà e con il pericolo. Come ben sappiamo la visione artaudiana non può non inquadrarsi all'interno di un fatidico e fertile momento, che puntava categoricamente a spezzare la soggezione del teatro al testo.
E rientrerà a buon diritto nel caleidoscopio oscuro della crudeltà anche un ulteriore titolo e suggerimento di lettura: Il cinema della crudeltà. Trattasi di una raccolta di scritti firmati dal critico cinematografico André Bazin, accorpati con cura e fatti pubblicare da François Truffaut.
Il percorso potrebbe prolungarsi e liberamente estendersi fino a toccare ulteriori ambiti e saperi. D'altra parte l'idea di fondo, in questo contesto, voleva esser quella di suggerire e creare niente altro che un assemblage di spunti, in riferimento a un tema ampio e suscettibile di arricchimenti.
In ogni caso volgersi verso la crudeltà sul piano della riflessione artistica condurrà a riflettere più ampiamente sull'uomo. E poiché una riflessione sull'uomo non può che accompagnarsi a una ponderata analisi dei suoi gesti e delle sue costruzioni l'auspicio è che tali gesti e costruzioni umane - a prescindere dalle svolte o dalle ardite e necessarie sperimentazioni situate nei meandri dei linguaggi artistici- possano essere impregnati di una sempre rinnovata energia.
In una prefigurazione di futuro chissà che non possano dunque rientrare nuovi esempi di libertà e di apertura, nuove forme di complessità legate al vivere e all'agire umano. Saranno esempi o stadi di metamorfosi? Ci sarà da scoprirlo.
Anna Laura Longo
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