Pubblicato il 09/06/2009 17:59:13
Invisibili dita di cera muovono con cautela le corde di un’arpa celtica. L’aura celeste che avvolge la scarna figura è un monito al religioso silenzio e un invito alla preghiera. Fili d’argento si intrecciano a grappoli di uva e di glicine e principi fatui percorrono i deserti assolati di Siria. Mi desto, accecata da arcane visioni: eterni funamboli in cerca di quiete spiccano salti audaci, in incauti strapiombi senza una rete. Placida luna mi guarda di sbieco, il volo di un gufo finisce sul nido di un ramo seccato dal sole e dal vento. E una piuma che preme sul viso smuove aneliti da tempo sopiti. Mi risuonano dolci momenti di amore, e gli spasmi di bocche affamate di miele e veleno, raccolti in un cesto imbiancato di zucchero a velo. E mi inebrio di dolce e di amaro respiro che soffia sul seno di una montagna incantata, dove spiriti del bosco in delirio si spartiscono avanzi di un sogno.
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