Pubblicato il 09/06/2009 10:40:59
Cercando del mio esistere l'istante taglio lo sguardo fragile del cielo e scelgo un altare di nuvole tra le mie stesse dita. Le mani portano dentro la voce dell'immenso, sono universi che giocano a scostare briciole e lacrime dalla pelle. Come fosse olio che macchia lo spirito chiama la vita ad urlare. Sotto le unghie il nero di seppia conclude quell'andare per strade di luna e fondali. Affamato di luce, il destino finalmente può bere l'acqua del silenzio.
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