Pubblicato il 09/11/2013 20:06:33
È un centro così forte che colpisce l'incomparabile incertezza, un Dio futuro di tutte le forme, un bosco un tempio il vento, vivo in assenza della pelle di volta in volta con un gesto delicato dove mi abbracci fuori mi sei dentro ciò che il corpo dice, se lo sfioro -come faccio con la luce intorno gli alberi- una lacrima sale verso il viso e coincide con il tempo dei pensieri dove il Tempo è fermo a immaginare "dove stiamo ora?" - Al centro. Le domande sono i brevi movimenti della pelle " E tu?"- ed io, se dici una parola lunga, se mi accarezzi , se la terrai vicina alle tue mani le farai sentire il tuo piacere sentirà ; tra quello che puoi dare e che potresti e quanto la distanza sia rispetto a loro, non ci salva che l’a_ more -quel più di ogni giorno che rinnovi- per quel sentiero che rasenta l'assoluto miele eleusino di api trasparenti che discendono la soglia. delle Rose la forma che fa pieno il vuoto è l'estasi nel Centro della vita, è la rugiada spoliazione e sposa, nel tragitto silenzioso verso il sole, di un fiume in piena luce sul tuo viso, che distilla nella sete il desiderio che fluisce senza fine in altre acque, nel seno della voce, è un golfo sacro diversamente pelle e congiunzione.
Dicono che il mare accoglie il mare così dai nostri sensi custoditi -nel graduale che ci spoglia fino al salmo- giungendo dentro un fiore la radice è il centro che dilata dove cresci dove entri con a more e ribes bianco
sfiorami i tuoi occhi, se lo puoi, dì loro che li amo in quel che "vedo", non per quel che so dietro la schiena, dove avviene il gesto in fine sera
aspetta solo San Nicola l’ora della neve per danzare con gli amici una donna e poi quell'altra ancora
più in alto siede, dov'è l'oscurità che senza mani e volto ci risponde, nel reciproco sfiorarsi nelle rose che piano si avvicinano all'interno.
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