Mi consumo e non vedi:
ho meno fiato del moccolo
raso dalla fiamma al suolo.
E tutti questi oscuri che
ridono nella stanza accanto,
tutti questi corpi che fanno
rumore di forchette ed
impattano, asce di cacciatori
primordiali, tutti questi che
vivono e sono contenti del
pollo ben cotto o disossato,
della polvere debellata con
un push e della pasta in
ebollizione quanto del dito
impertinente nello schiocco,
per tutti questi, che fortuna,
non sapere il mio finire.
Mi consumo e, come loro,
anche tu non sai la mia notte
dura quanto l'inferno,
mentre vado a spasso
fra le scintille nel latte della
notte. La notte ferma, mucca
veggente con le mammelle
fuori gabbia: grassi, bui,
trofici, gaudenti bocchettoni,
maschere ossigeno per soffocarmi,
con l'ombra -giugno della tua bocca, il sonno.
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