Pubblicato il 04/06/2009 21:36:27
La mia giovane storia raccontava allora le intemperanze di una vita densa ed impetuosa, appena mitigata dal soffio di un amore tiepido. Fu forse una nuvola dietro la scogliera, o un cardo selvatico nella brughiera, in fiore, a ruotare l’orizzonte della mia esistenza vana. E fu il calore dell’estate piena e il desiderio di un piccolo cuore, nelle campagne della mia terra, a sciogliere dubbi e paura, come la cera disciolta di una candela. E scelsi allora un comodo riparo per il mio riposo, nell’attesa. Con una piuma accarezzavi la mia anima ed io ti rispondevo, tesa a condividere con te ogni movimento. Come un passerotto, migrasti nella notte di quella primavera, scegliendo l’aria all’acqua che da poco ti conteneva. Ti ho tenuta sul mio petto con amore, l’unico eterno e puro che riconosco in me e dal davanzale della finestra aperta, di tanto in tanto spiccavamo insieme piccoli voli brevi di ampio respiro, giusto ristoro per chi sceglie alfin la terra. I piedi inquieti e le ali della mente ti porteranno lontano dal mio grembo, pronti a migrare per luoghi assolati e, al tuo ritorno, l’aria profumerà di vento e spezie che raccoglierò in un vasetto per il lungo inverno.
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