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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

’Yshah

di Igor Sibaldi 

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Pubblicato il 05/05/2013 11:33:01

Qualche puntata fa, parlando di Israele, ho accennato al fatto che ’ysh in ebraico significa «individuo», «io concreto»; e in un’altra puntata dicevo che Eva, nel testo originale, viene chiamata ’ishah. Penso sia interessante sapere il perché di questi nomi. In tante altre lingue, per scoprire perché una parola sia scritta in un certo modo occorre risalire alla sua storia, alle lingue più antiche da cui quella parola deriva; in ebraico non occorre: le parole si spiegano da sé, le loro lettere rivelano il loro senso – e immancabilmente se ne ottiene una piccola lezione di filosofia e di psicologia. Così, i geroglifici della parola ’ysh ci mostrano che il suo autentico significato è: «colui che ha l’energia (’ , aleph) di conoscere (SH) le cose visibili (Y)» o anche: «colui che sa ricondurre alle cose visibili ciò che conosce».

איש = ISH

’Ysh è insomma la nostra parte più razionale, che crede in ciò che vede (e che vede soltanto ciò in cui crede). Mentre ’ishah (che in ebraico corrente significa «la compagna») ha altre doti. Si scrive:

אשה = ISHAH

Come vedete, manca la consonante Y e c’è la H, il geroglifico dell’invisibile; il significato è «colei che ha l’energia di conoscere le cose invisibili». L’Eva di cui parla la Bibbia, la compagna dell’adam, cioè di chiunque di noi, è dunque il nostro intelletto spirituale, la nostra facoltà conoscitiva superiore, che sa vedere oltre il visibile. Ciò getta una luce tutta speciale sul celebre episodio della «tentazione» di Eva: è lei, ’ishah, lei sola, a percepire il cosiddetto Serpente, e non certo (come si ritiene di solito) perché la natura femminile è più fragile, plagiabile e provoca guai, ma perché il cosiddetto Serpente è una realtà spirituale, e soltanto una ’ishah può scorgerlo. Poi, si legge nella Genesi, la ’ishah assaggiò il frutto della conoscenza e lo dette allo ’ysh: e non avviene sempre così, ai confini della nostra razionalità? Il nostro intelletto spirituale coglie realtà ancora invisibili, conoscenze superiori, e le comunica alla nostra mente razionale. Infine, ricordate quel passo famoso, in cui si dice che Eva porrà il piede sulla testa del Serpente? (Genesi 3,15). Quante spiegazioni ne sono state tentate! Eppure il senso era talmente semplice. Il Serpente rappresenta, in quella pagina, la via verso la conoscenza, e la parola «testa», nell’originale, è r’sh, letteralmente «l’inizio». Dunque la tua ’ishah, la tua parte spirituale, pone SEMPRE il piede sull’inizio di una via di conoscenza. Questo era il senso. Impara a conoscerla, a congiungerti con lei, a generare scoperte.

Da: http://www.nonsoloanima.tv/sibaldi/


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